Day 12&13: "il Montenegro esiste ed é bello"

La tappa successiva alla ricca Dubrovnik è Kotor, in Montenegro.

Per raggiungerlo dovremmo prendere un pullman in tarda mattinata, ma al momento della prenotazione -sul posto perché online non si può prenotare nulla- scopriamo che l’unico bus prima di sera é pieno.
Si avvicina un grosso e losco individuo che con spiccato accento si propone di portarci lui con un minivan da 8.
Ha la polo con un sito internet di tour di viaggi, ma non ciò non ci fuga ogni dubbio.
Non avendo però altre possibilità, ci fidiamo e diamo l’ok. Fortunatamente il losco individuo riappare con un minivan tappezzato di adesivi di un tour operator locale.
Partiamo, ma poco prima del confine croato-montenegrino, il minivan accosta e l’autista scende per togliere tutti gli adesivi magnetici e ogni possibile riferimento al tour operator.
Non sapremo mai se il nostro amico fosse un tranquillo autista impiegato o un contrabbandiere incallito, in ogni caso giungiamo a Kotor.

Il paesaggio per arrivarci é davvero particolare, sembra infatti di essere in un fiordo norvegese. C’è il mare, ma non si vede l’orizzonte. Davanti ad una costa, c’è infatti sempre un’altra costa rocciosa e montagnosa.
La città di Kotor o Cattaro é costruita in una striscia pianeggiante con un’imponente parete di roccia alle spalle e la baia marittima davanti.

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La storia della città ha molto di italiano.
La piccola cittadina ha infatti richiesto più volte la protezione della Serenissima fino ad ottenerla e mantenerla per tre secoli.
A questo periodo risale la maggior parte dell’architettura locale, comprese le mura e la fortezza che sovrasta la città.
Un detto attuale veneto recita “mi costi come le mura di Cataro”, evidenziando come sia stato imponente l’investimento fatto dai veneti in questa cittadina, al fine di renderla protetta dall’impero ottomano.

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La tappa obbligata per il tramonto é indubbiamente la fortezza raggiungibile dopo 1300 scalini che partono dalla città vecchia.
La visuale è veramente uno spettacolo e la stesso struttura bellica in sé risulta di grande impatto a causa delle sue dimensioni e delle pendenze su cui é stata costruita.

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Attendiamo che le luci della città si accendano e ci godiamo lo spettacolo per una mezz’oretta.

Dopo 13 giorni di carne speziata ci concediamo un cena a base di pesce e ci accorgiamo che anche la cucina ha subito una forte influenza italiana, infatti i primi sono tutti a base di pasta e i secondi sono gli stessi che si potrebbero trovare in un ristorante marittimo italiano.

Successivamente ci dirigiamo verso il “refresh festival” che dovrebbe essere il più grosso festival di musica montenegrina.
Bella la location, bella tutta la gente giovane presente, ma la musica non é esattamente coinvolgente ed in mezzo ad una massa di gente che canta in serbo a squarciagola, ci sentiamo un po’ dei pesci fuor d’acqua.

La mattina gironzoliamo ancora un po’ tra le mura, ma ventiquattro ore sono più che sufficienti per visitarla.
La salutiamo e ci dirigiamo verso l’ultima tappa: la croata Split.

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