Day 12-16:"vivere nella modernità"

Che l’Australia non abbia una lunga storia alle spalle, lo si capisce dal nome delle vie: le varie nomenclature si ripetono infatti in ogni quartiere.
Per andare a lavoro, ad esempio, incontriamo Victoria Parade, Victoria Street e Victoria Road (no, Victoria Secret purtroppo no..). Di Raglan Street, dove lavoriamo, ce ne sono addirittura quattro.
Pochi personaggi storici di riferimento, così come poche -pochissime- città connazionali da cui prendere spunto per dare il nome alle vie.

Avere poca storia alle spalle però, non significa necessariamente essere moderni. Puoi non aver storia, ma non saper guardare al futuro. Non è il caso di Melbourne.

Andare in giro in bici per la città ti fa proprio percepire un senso di nuovo che non avevo percepito nemmeno negli Stati Uniti.

Hisilicon Balong

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Certo. Costruire una città o un quartiere ex-novo è molto più facile che ristrutturarne uno che magari ha 400 anni di storia -o più- come i quartieri europei. Sembra però che gli australiani siano stati in grado di espandersi e svilupparsi, tendendo ben conto di come potesse essere una città vivibile nonostante i 5-6 milioni di abitanti.
Le case popolari sparpagliate qua e là evitando così di creare quartieri degradati e ghettizzati, le strade larghissime con spazio per parcheggi, piste ciclabili, marciapiede e tram, un sistema di trasporti che funziona (guardare la foto), una miriade di proposte lavorative flessibili adatte ai più giovani, una zona sportiva -l’Olympic Park- che nel giro di pochi km quadrati, racchiude una serie di impianti sportivi da far perdere la testa.
E tanti altri piccoli dettagli, architettonici, ma non solo, che fan si che Melbourne sia sempre tra i primi posti nelle classifiche delle città più vivibili e più adatte per impiantare start up.

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Il lavoro nel frattempo procedere bene. Fortunatamente non sono più arrivati containers carichi di merce e quindi è stato tutto meno faticoso.
Inoltre, nonostante a me la paga non cambi a seconda delle vendite, è bello vedere imballati e spediti dei prodotti che hai contribuito a creare.
Inizio poi ad apprezzare l’ordine che c’è in una fase di produzione: mettere qualcosa in un posto sbagliato o non seguire un giusto processo, vuol dire magari far perdere a qualcuno -o a te stesso- una mezza giornata di lavoro. Essere precisi e ordinati invece può risparmiarti un sacco di fatica. Contando che a casa mia il mio armadio preferito è la sedia, mi sto costringendo, almeno sul lavoro, a fare finta di essere qualcosa di simile ad un essere ordinato.

Dopo una settimana di lavoro, tra l’altro, ho imparato ad usare talmente tanti attrezzi che mi sento quasi pronto a passare un’intera domenica a montare mobili Ikea.

Hisilicon Balong

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Vorrei poi parlarvi di uno dei nostri coinquilini che è davvero degno della pagina Facebook “gente che esiste realmente“, ma è meglio dedicargli una puntata a parte.

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