Day 13: "Driving down the 101"

Salutiamo Costantino che riprende il suo viaggio in solitaria alla volta di San Diego e risaliamo sulla nostra ormai fedelissima Jetta.

Uscire da LA è sempre un bel casino. Il traffico non è quasi mai totalmente bloccato, ma immaginatevi orde di auto di dimensioni enormi, marciare compatte alla stessa velocità su strade anche a sei corsie. Essere sprovvisti di navigatore poi, rende il tutto ancora più arduo. In qualche modo ce la facciamo.

Imbocchiamo la mitica 101, la strada costiera che percorre per intero tutta la West Coast americana.
Sulla destra le colline californiane. Sulla sinistra l’oceano Pacifico. Davanti a noi una strada sinuosa che sembra estendersi all’infinito.

Attraversiamo una miriade di centri abitati probabilmente semideserti in inverno e su settimana, ma brulicanti di losangelini appena il sole riscalda un po’ le acque. Tutto ciò mette un senso di relax addosso pazzesco.

E’ quasi ora di pranzo, ma decidiamo di resistere ancora un po’ per arrivare fino a Santa Cruz: uno dei tanti paradisi per surfisti della California.

Veniamo accolti da un vento fortissimo e abbastanza freddo per la stagione.
Il centro nevralgico della cittadina sembra che sia il lungo molo che si dilunga almeno per cinquecento metri in mezzo al freddo oceano.
Facciamo due passi e mi metto ad osservare un po’ la vita vacanziera degli americani. Chi pesca, chi va sui roller blade, chi mangia e chi fa shopping. Gente in spiaggia poca. Il vento è troppo forte e freddo.


Si respira un’aria davvero piacevole a Santa Cruz. Tutti in vacanza, tutti che si dedicano ai propri hobbies, tutti con le facce estremamente rilassate. Altro che Las Vegas, per staccare la spina basta un po’ di sole, una spiaggia ed un po’ di tempo da dedicare alle proprie passioni.

Riprendiamo il nostro cammino dopo aver mangiato almeno mezzo chilo di pesciolini fritti comprati in una bancarella sul molo. Dormirei volentieri, ma San Francisco ci aspetta!

Usciti dal centro abitato ci immergiamo in paesaggi a dir poco spettacolari. Il sole inizia a calare e di conseguenza i colori assumono tonalità mozzafiato.
Il viaggio diventa una via crucis perchè ad ogni chilometro sento la necessità di fermarmi e fare foto. Fortunatamente i miei compagni di avventure sono pazienti!

Dormiamo 5 ore per notte, guidiamo per più di 600 Km al giorno, mangiamo dove capita, ma la stanchezza sembra essere una sensazione che non fa parte di questa vacanza. I posti, la gente, le sensazioni, la cancellano completamente.

Mi riprometto di non fermarmi più fino a destinazione raggiunta, ma la mia promessa ha la valenza di quella di un politico: scorgo un faro poco distante da noi. Come posso resistere? Non posso, infatti.


Arriviamo a San Francisco verso le 22.00 di sera. Questa volta si, siamo abbastanza cotti.
La nostra cartina cartacea non è il miglior metodo per orientarsi in questo labirinto di strade. Un sacco di sensi unici, strade che si interrompono a metà a causa della strana conformazione della penisola sui cui è stata costruita la città.. Paolo rischi una crisi di nervi a farmi da navigatore. “Keep calm my friend!”

In qualche modo troviamo Lombard Street, quella del nostro albergo.
Nemmeno il tempo di posare i borsoni e farsi una doccia, che crolliamo nei nostri letti.

Siamo a San Francisco! La patria degli Hippie, la città del Golden Gate, la sede di aziende come Oracle.
Vorrei poter dormire solo 5 minuti e iniziare già a girarla, ma forse è meglio recuperare un po’ di energie. Notte.

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