Day 8: "Surprise in Vegas"

Arriviamo a Las Vegas in serata del giorno 7 e affinchè la nostra sorpresa riesca al meglio, dobbiamo trovare una stanza all’Hilton Hotel. Pronti a metter mano al portafoglio, veniamo premiati da booking.com che ci offre una tripla a 24 Dollari a testa. I nostri risparmi sono salvi e la vista non è per niente male!

Arrivati in stanza Paolo è un po’ agitato, continua a controllare il cellulare senza volerci dire quali siano le sue intenzioni.
Riceve un messaggio e ci dice di seguirlo. Scendiamo così un paio di rampe di scale cercando di orientarci nell’immenso hotel. A quanto pare siamo direzionati verso una stanza ben precisa. La troviamo, Paolo bussa.
Pochi secondi dopo sento un urlo femminile di gioia e una ragazza che corre ad abbracciare il nostro Paolino.
Ora mi è tutto più chiaro! La ragazza in questione è Serena, cara “amica” di Paolo, in California da 3 mesi a fare un dottorato universitario ed ovviamente inconsapevole di poter ricevere una tale sorpresa.
Spunta anche un’altra ragazza, Fabiana, sorella di Serena, nonchè complice di Paolo in tutto ciò. Entrambe sono a Las Vegas per qualche giorno di vacanza, ma a quanto pare e con grande piacere, si uniranno a noi per il resto del viaggio.
Siamo partiti in due ed ora siamo in cinque. Fanstastico!

Finito il momento romantico tra Paolo e Serena, tocca prepararsi per la serata nella capitale mondiale del gioco d’azzardo.
Nel giro di mezza giornata siamo passati dalla maestosità della natura del Gran Canyon, ad una realtà talmente opposta da sembrare inconciliabile con quella precedente. Eppure gli Stati Uniti son così.
Ci infiliamo nel primo Casinò e mi metto ad osservare un po’ le dinamiche di questo cosmo. Mi sento un po’ nonno bacchettone, ma mi infastidisce vedere come tutto sia creato ad hoc per renderti un babbeo pronto a regalare soldi. Le luci, i finti suoni di slot machines che sganciano monete, i cocktails gratuiti per chi gioca ad un tavolo, gli streaptease… Decido che per questa volta preferisco interpretare la parte del nonno bacchettone rispetto al babbeo regala-soldi, così mi gioco solo 5 Dollari in tutta la serata. Li punto sul 7, il mio numero preferito, ma la fortuna non mi premia. Pazienza.

Lasciamo il casinò per entrare in un locale in cui sembra stiano suonando Live. E’ proprio così.
L’atmosfera cambia completamente e dismetto i panni del bacchettone.
Il locale è davvero bello, circolare, con due enormi pianoforti a coda al centro messi un di fronte all’altro. Chiunque del pubblico può scrivere il titolo di una canzone su un bigliettino e lasciarlo in una delle due ceste sopra gli strumenti. A turno, uno dei due musicisti al piano, estrae un bigliettino ed inizia a cantare e suonare seguito a squarciagola dal numeroso pubblico. E’ fighissimo!
Nel giro di neanche mezza canzone veniamo travolti dall’atmosfera e iniziamo a cantare anche noi nel classico italo-inglese tipico di chi conosce due parole su cinque dei testi.
La serata si conclude con con tutta la gente che canta in piedi, abbracciata e senza voce.

E’ ora di fare un salto in qualche discoteca locale. Ne troviamo una a pochi passi di distanza e ci imbuchiamo subito.
La prima cosa che noto sono i buttafuori. Invece di tirarsela come se fossero i paladini della giustizia, ballano e se la ridono insieme alle persone. Nel dubbio meglio non farli arrabbiare però.
Faccio un po’ di public relations in giro per il locale e mi accorgo che dire di essere italiani, provoca sempre ammirazione. Un po’ di orgoglio patriottico finalmente.
Tra l’altro penso non mi sia ancora capitato, in una settimana, di trovare una persona bianca che non abbia un nonno o un parente nato in Italia.
L’altra cosa che noto, oltre ai buttafuori che ballano, è che le ragazze americane sono molto più sfacciate di quelle italiane. Pochi peli sulla lingua insomma.

Si fanno le 4.30 di mattino e decidiamo di tornare in albergo.
Il piano per il giorno seguente è semplice: dormire fino a ora di pranzo, cibarsi e dirigersi allo Yosemite Park.
Tra una cosa e l’altra in questi primi otto giorni di viaggio il tempo per riposarsi è stato pochissimo, quindi una bella dormita non può che fare bene. Inoltre Las Vegas, al mattino, non ha molto da offrire.

Ci svegliamo alle 11.30, saltiamo la colazione e facciamo due passi per il centro. Impressionante il caldo: si sente la pelle pizzicare.
Mangiamo velocemente in un fast food, diamo una controllata alla posta usando il wi-fi del centro commerciale e ripartiamo.
Ci attendono 650 Km di strada, ma sinceramente, tra una chiacchiera ed un paesaggio, sono sicuro voleranno via.

Ed infatti è così. Avendo sia la nostra auto, che quella di Costantino, ruotiamo gli equipaggi ad ogni sosta. Ho così l’opportunità di conoscere meglio i miei compagni di viaggio.
Serena, come accennato, ha passato gli ultimi 3 mesi a Los Angeles per un dottorato, mentre Fabiana è arrivata negli USA pochi giorni fa, sfruttando l’occasione per andare a trovare la sorella e farsi così un giro in una della zone più belle del mondo.
Costantino invece è da un mesetto in giro negli Stati Uniti. Ha viaggiato da solo, per scelta. Dice che alcuni momenti sono stati abbastanza tristi, ma star un po’ solo con se stesso gli ha fatto bene.

Attraversiamo zone dimenticate dall’uomo e quando troviamo un centro abitato, mi chiedo che tipo di vita possa condurre uno che nasce, cresce e muore in una città come Beatty, ad esempio. Duecento chilometri da Las Vegas che è la città più vicina, in mezzo al deserto e ad un passo dalla Death Valley, quattro strade che si incrociano, un paio di pensioni e due attività commerciali.
Ci fermiamo un attimo per fare merenda ed entriamo in un minimarket. Il commesso avrà si e no la mia età, non lo invidio. Spero che a breve riesca ad andare a vivere in qualche posto più allegro.

Giungiamo ai piedi dello Yosemite Park e mentre ci fermiamo a far benzina, ci accorgiamo di come il clima sia cambiato. Il caldo torrido si è trasformato in un’arietta fresca di montagna.
Il sole sta tramontando, il che ci permette di goderci il Mono Lake in tutto il suo splendore.
Lago, Canyon, metropoli, deserto ed ora montagna. Il tutto in un paio di giorni.

L’ultima gioia della giornata ce la regala di nuovo Booking. Le notti da passare qui saranno due e troviamo un albergo a dir poco accogliente ed a prezzo stracciato.
La nostra stanza è un vero e proprio appartamento con tanto di cucina, due camere, due bagni, salotto con camino e veranda. L’albergo inoltre offre la sauna e la vasca idromassaggio all’aperto.
Impossibile non sfruttare l’occasione. Corriamo a fare la spesa prima che chiuda tutto, torniamo in albergo e nel giro di 3 minuti siamo tutti immersi a farci massaggiare dalle bolle guardando il cielo ormai stellato.

Ceniamo tardissimo, ma valeva la pena attendere. Costantino infatti ci mostra le sue abilità da cuoco cucinando carne alla birra. Ottima.

E’ tempo di dormire. Domani ci attendono lunghe camminate.

Leggi Day 1: “travel to…”

Day 9&10: “Lost in Yosemite”

 

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