Domande dal blog
1) L’opposizione alla TAV è uno dei vostri punti di forza. La sensazione però è che la Grande Opera andrà avanti, a prescindere. Come pensate di riuscire a competere con tali spiegamenti di forze economiche e politiche? Non è anacronistica una battaglia locale in un mondo sempre più globale?

Ad oggi non esistono lotte locali, dalla Val Susa a Gezi Park, dalla Spagna a Niscemi. In Italia è nato il Patto Nazionale di Solidarietà e Mutuo Soccorso, che mette in relazione le esperienze e le istanze di lotta che attraversano i nostri territori, per valorizzarle e farne patrimonio comune. Il movimento No Tav non è una battaglia locale proprio perché si oppone senza compromessi e con lucidità di obiettivi non solo alla devastazione della Val di Susa, ma anche a sfruttamento e ingiustizie, al lavoro sempre più precario e nocivo, mettendo in discussione questo modello di sviluppo e di crescita che ci toglie risorse e ci ruba il futuro. Inoltre non può essere una lotta locale proprio in virtù del fatto che i fondi utilizzati per la costruzione di tale linea appartengono a tutta la collettività, e dovrebbero a nostro avviso essere utilizzati per il bene comune, quindi ad esempio per il potenziamento di linee ferroviarie locali (utilizzate per lo più dai pendolari come la Cuneo-Nizza), per piccole opere pubbliche che siano anche volano di occupazione, per la messa in sicurezza delle nostre montagne, per scuola, casa e sanità. Noi ci offriamo come piccolo strumento a sostegno e servizio di tale lotta.

2) Il Piemonte è ricchissimo di territori che nel passato sono stati trainanti per il resto della Regione (pensiamo al settore enograstronomico delle Langhe, al tessile biellese, al polo informatico canavese), ma che ora, a causa di una competizione sempre più globale, rischiano di cedere definitivamente il passo ad altri attori. Come pensate di favorire la rinascita economica di questi poli? Quali infrastrutture, fisiche e non, pensate sia fondamentale offrire alle PMI del territorio, affinché queste riescano a tornare competitive anche sulla scena internazionale?

Bisogna continuare a puntare sulla qualità e sulle specificità locali, facendo rete tra territori, attori pubblici e privati. I Fondi Europei possono essere usati dalla Regione per sviluppare interventi di politica industriale che privilegino i settori dell’innovazione agroalimentare e tecnologica, e in cui l’università pubblica può svolgere un ruolo importante in quanto in grado di agire sulla ricerca di base, oltre a dare sostegno alla ricerca applicata.

3) A livello regionale uno degli aspetti amministrativi più importanti riguarda il settore sanitario. Pensate che i due precedenti Governi regionali, Bresso e Cota per intenderci, abbiamo amministrato in maniera efficace questo settore? Quali sono i punti su cui si può migliorare?

Soprattutto con la giunta Cota abbiamo assistito allo smantellamento del settore sanitario regionale. E’ necessario partire dal presupposto che solo una sanità totalmente pubblica possa garantire il diritto di cura a tutti/e. La sanità è un sistema di protezione sociale ad accesso universale su cui i tagli fatti hanno provocato in Piemonte danni molto evidenti. Occorre contrastare l’ingresso dei privati nella gestione della sanità, evitando chiusure o ridimensionamenti (vedi Gradenigo, Valdese e Maria Adelaide a Torino o il reparto maternità di Carmagnola o di Susa). Le enormi risorse investite nel privato vanno reinvestite nel pubblico, garantendo servizi diffusi e capillari su tutto il territorio. E’ necessario favorire investimenti sulla sanità di prossimità per liberare energie e costi, valorizzando le professionalità sociosanitarie e una riorganizzazione degli orari che, promuovendo reti locali tra sanità e assistenza, facciano diminuire le lunghe code di attesa, favoriscano le iniziative di prevenzione e amplino l’assistenza domiciliare. Occorre mettere al centro le persone, tutelando la salute anche nel lavoro e nell’ambiente, per ridurre i rischi e le cure.

4) Per quanto riguarda il turismo, arrivano buona notizie in termini di numeri dalla città di Torino che sembra far finalmente capolino in questo settore. Torino è però nello stesso tempo l’esempio di scelte contrastanti, se si pensa ad una Politica sostanzialmente immobile sui Murazzi (ancora desolatamente vuoti) e all’unico camping di Torino (Villa Rey) chiuso coi sigilli dai Vigili. Il Piemonte però non si è mai distinto per essere riuscito ad attirare le grandi folle. Credete che il turismo possa essere una risorsa su cui investire? Quali sarebbero le vostre proposte a riguardo, anche sui due casi citati?

Il turismo è certamente un settore sul quale investire. Il Piemonte è una regione dalle grandi ricchezze naturali, architettoniche e storiche, in cui il turismo può diventare un settore strategico. Immaginiamo soprattutto un turismo sociale e sostenibile, che veda il recupero dei borghi medievali e montani, e che valorizzi le specificità territoriali, anche nel campo dell’enogastronomia. La Regione, ma in particolare Torino, ha puntato tendenzialmente solo sui grandi eventi, anche come volano per il turismo. E’ invece necessario valorizzare le iniziative nate su tutto il territorio regionale e puntare sulla possibilità che Torino diventi un polo giovanile laboratorio di nuove idee, prolifico di fermento culturale e che sia d’esempio ad altre città. Naturalmente speriamo che, chiuso l’unico campeggio torinese, ne nascano altri; così come non è rimandabile la riapertura dei Murazzi, come luogo di socialità un po’ fuori dagli schemi precostituiti della movida in città.

Domande dai lettori.

5) Il punto di forza del vostro programma sta nelle politiche di assistenza sociale alle fasce più disagiate: Sanità, servizi pubblici, trasporti. Parole certamente importanti ma con una Regione in rosso dove si trovano i soldi per finanziarli?

 Ridistribuendo i fondi in base alle priorità. E’ sempre più pressante la necessità di rivedere il rapporto tra economia e società così come tra economia e ambiente, e di rimettere l’economia e la finanza al servizio della società, di rielaborare le priorità delle funzioni e delle politiche pubbliche. Inoltre, siamo per l’abolizione dei vitalizi e per la riduzione dello stipendio dichiunque ricopra un ruolo istituzionale. I soldi risparmiati grazie a queste minori retribuzioni potranno essere messi a disposizione dei/lle cittadini/e. In aggiunta, siamo a favore di una patrimoniale sulle grandi ricchezze che permetta una politica di redistribuzione delle risorse, per abbassare le tasse ai lavoratori e alle lavoratrici e rilanciare l’occupazione. Ribadisco che, in un momento di crisi strutturale come questo che stiamo vivendo, sia una priorità garantire un sistema di welfare e una rete territoriale di servizi pubblici.

6) Da dove nasce la necessità della candidatura di Filingeri, sotto il simbolo apparentato a livello europeo con Tsipras, esattamente come SEL che sostiene Chiamparino? Quando finirà il Novecento, con una sinistra sfasciata in mille fazioni diverse?

La candidatura di Mauro Filingeri nasce dopo molte assemblee pubbliche organizzate a Torino e in Piemonte, che hanno visto la partecipazione di Partiti, Associazioni, Movimenti, cittadine e cittadini, coinvolti per creare un progetto politico per il Piemonte che si ispirasse ai principi de “L’Altra Europa con Tsipras”. Ciò che diciamo per l’Europa viene declinato a livello locale. La contrarietà alle politiche neoliberiste dell’austerità vale in Europa così come in Piemonte. Di conseguenza era impensabile sostenere Chiamparino. Siamo la sinistra che parte dalle lotte dal basso, dalle istanze dei territori e che guarda al futuro.

7) Nel vostro programma c’è l’opposizione alla delocalizzazione del lavoro, l’attenzione ai diritti la proposta del reddito minimo, ma è ovvio che non si possa creare lavoro per decreto. Con quali strumenti pensate di attrarre il lavoro nella nostra Regione? Non credete che alcune scelte contro-tendenza presenti nel vostro Programma rischino di portare ad una fuga di capitali invece che ad una sua attrazione?

Non si può creare lavoro per decreto, è vero, ma una politica indirizzata all’intervento pubblico, per mettere in campo un vero e proprio “Piano del Lavoro” con risorse certe e in cui vengano definiti priorità ed indirizzi può aiutare a creare nuova occupazione e favorire nel contempo la stabilizzazione dei rapporti precari. Bisogna indirizzare gli investimenti verso i settori a maggiore prospettiva di sviluppo sostenibile quali le energie rinnovabili e il risparmio energetico, attraverso un intervento sulle strutture pubbliche, mettendo in campo risorse per il recupero e la qualificazione del patrimonio abitativo esistente e la mobilità sostenibile. Crediamo che questi settori siano quelli con più futuro.

8) Immaginiamo che voi eleggiate un paio di Consiglieri e che Chiamparino, come molto probabile, ottenga una maggioranza risicata e si ritrovi a dover scegliere tra i vostri voti e quelli di NCD. Sceglierete la linea del “duri e puri” oppure opterete per orientare Chiampa a sinistra pur di non avere le Grandi Intese anche in Piemonte?

Più che la linea dei “duri e puri” la chiamerei la linea della coerenza. Presentarsi in alternativa alla coalizione di Chiamparino è l’unica strada possibile. PD e SEL si prendano le loro responsabilità qualora proponessero le larghe intese. Se comunque questo avvenisse si paleserà ciò che da tempo noi diciamo, ovvero che il centro-sinistra è corresponsabile delle politiche neoliberiste di austerità propinatoci negli ultimi anni a tutti i livelli. Noi proponiamo un progetto politico di sinistra assolutamente non compatibile con ciò che lo schieramento del partito degli affari propone. Non si può stare dalla parte di chi pensa di risolvere la crisi tagliando i servizi sociali, privatizzando e svendendo il patrimonio pubblico e i beni comuni. Bisogna ripartire dalle lotte dal basso, dalla cittadinanza attiva, dalla socialità, costruendo cambiamento e riappropriandoci del futuro.

Intervista a cura di Paolo Tex Tessarin
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