5 cose da sapere sulla faccenda dell’olio tunisino

Avrete sicuramente sentito in questi giorni della notizia riguardante l’olio tunisino che “grazie” al benestare del Parlamento europeo, “invaderà” a breve il mercato europeo a discapito di quello italiano.

 
La conseguenza è stato un attacco mediatico (qui o qui ad esempio) agli Europarlamentari italiani  favorevoli all’aumento di olio tunisino importabile in Europa senza dazi.
Di tali attacchi mediatici, ci importa relativamente. Ciò che importa di più è che la discussione a riguardo si sia fermata a quello, senza approfondire veramente i contenuti di tale proposta.
 
Credo sia utile sottolineare un po’ di aspetti a riguardo:
 
1) si tratta di una misura economica per supportare un Paese che ha subito recentemente attacchi terroristici gravissimi e che nonostante ciò nella zona nord-africana risulta tra i più stabili e democratici;
 
2) si tratta di un cambiamento temporaneo di durata di soli due anni e per un quantitativo limitato di 70.000 tonnellate annuali. La Tunisia potrà quindi esportare ulteriori 70.000 tonnellate di olio senza dazi, da aggiungere alle attuali 56.700 che già esporta;
 
3) in generale i dazi doganali drogano il mercato e, a parte qualche raro caso in cui servono a proteggere – per periodi circoscritti – talune categorie di produzione particolarmente deboli, credo che nel 2016 creino più distorsioni negative che benefici;
 
4) impedire con misure economiche forzate (ossia i dazi) la possibilità ad un paese africano di poter esportare i propri prodotti che – fino a prova contraria – rispettano ogni norma richiesta dal mercato UE, non significa altro che aumentare la discrepanza tra paesi ricchi e poveri, con tutte le conseguenze che ben sappiamo;

 
5) l’Italia produce circa 100mila tonnellate meno di quanto ne consumi.
Già questo dato mi sembra abbastanza rappresentativo di quanto per la nostra economia non sia così terrificante dare libero accesso all’olio tunisino.
 
Essere dalla parte del “Made in Italy” è cosa buona e giusta. Essere dalla parte dei piccoli produttori, anche.
Essere dalla parte della disinformazione no però.
 
Fonti:
Repubblica – Il Post – Times – Bufale – Butac

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)