Cultura cestistica

E’ diventata ormai per me una tradizione condividere, il giorno dell’inizio del campionato, questo pezzo che Federico Danna ci aveva dato dopo un periodo cestistico così così..Mi era piaciuto un sacco e ve lo ripropongo:

“Ancor prima di come mettere le mani sulla palla per fare un buon passaggio o per un tiro, ancor prima di analizzare come partire in palleggio o quali fossero le possibilità per un attaccante di giocare 1vs1 o per un difensore di essere sempre meno battibile, tutte cose su cui abbiamo passato comunque pomeriggi interi a disquisire e analizzare fin nei minimi dettagli e nelle piu remote possibilità, Bruno mi insegnò l’importanza, per i giocatori e per la propria squadra della “pulizia e dell’ordine”: innanzi tutto “materiale”, ma soprattutto “mentale” come amava definirlo.

Materiale: come pretendere la propria squadra a posto e in ordine prima, durante e dopo gli allenamenti e le partite; la cura del proprio abbigliamento sportivo e non, del proprio fisico, il rispetto della puntualità, come si affronta una trasferta, come ci si comporta a tavola, fino ad arrivare agli spogliatoi e alla palestra. Guai ad avere le borse a terra e le scarpe in disordine: le borse sopra il ripiano più alto della panca, le scarpe sotto e ben in ordine, così come i vestiti, appesi agli appendini, in ordine. Guai se un pallone non utilizzato vagava a bordo campo durante un esercizio: i palloni non utilizzati andavano, di corsa, riposti sopra il carrello porta palloni o nel cestone alla fine di ogni esercizio.

Mentale: non c’era giocatore che non salutasse FORTE e CHIARO i coaches e i compagni quando entrava in palestra o in spogliatoio; era un must ringraziare il compagno per un bel passaggio; andava tirato su da terra a QUATTRO mani il compagno che magari aveva subito uno sfondamento o che aveva tentato di recuperare un pallone ormai perso; guai se un compagno che aveva realizzato un bel canestro con fallo, non era immediatamente congratulato dagli altri compagni in campo e dalla panchina; i giocatori entravano e uscivano dal campo a testa alta, rigorosamente correndo e dando un “5” al compagno che entrava. Quest’ultimo poi, non poteva assolutamente lanciare a terra il coprimaglia, doveva invece porgerlo al compagno che stava per sostituire; in panca nessun posto a partire dal coach doveva essere lasciato libero, tutti uniti e compatti nel partecipare alla partita anche se si giocava 2 minuti: si vince e si perde tutti assieme!!

Poca cosa? Insegnamenti secondari? No vera CULTURA, la base, le solide fondamenta su cui poi ogni giovane allenatore, avrebbe dovuto costruire il suo proprio credo cestistico, la prima e piu grande eredità che ogni allenatore dovrebbe saper insegnare ai propri giocatori..Vera cultura che ancora adesso mi accompagna nei momenti di basket e non…”

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)