Day 3: "italiani brava gente"

Geelong è una cittadina di 185mila abitati che ne dimostra 25mila al massimo per traffico, smog e altezza dei palazzi.
Geelong è anche la nostra casa in questi primi giorni di vita australiana. Si trova esattamente di fronte a Melbourne, dalla parte opposta della baia su cui si affacciano le due città.

Il miglior modo per smaltire il jet lag è farsi una corsetta per sgranchire le gambe ancora intorpidite dal viaggio, magari cercando di respirare un po’ di aria di mare.

Queenscliff

Ad ospitarci è mio zio Mario, che in realtà non è mio zio, è mio cugino di ennesimo grado, ma è una di quelle persone che ti fa piacere avere come parente, per cui lo chiamo zio.

Mario oltre ad essere un mio finto zio è un “self made man”, uno che si è fatto da solo. Arrivato dall’Italia poco più che maggiorenne è riuscito a tirar su una azienda di cornici partendo da zero, o quasi, e ora che la ditta importa ed esporta in giro per il mondo, ha passato tutto ai suoi figli, godendosi la pensione. Bravo lui.

Non manca di farci gustare le sua abilità di venditore già il primo, vero, giorno qui in Australia.
Stamattina avevamo un appuntamento ad una fiera di vini italiani, proprio nel cuore di Melbourne.
L’ingresso a tale fiera costava 55$ per visitatore. Dopo massimo 2 minuti e mezzo di chiacchierata tra Mario e la ragazza in reception, siamo entrati gratuitamente e con il braccialetto che solo gli espositori hanno.
Non chiedetemi come, ma è andata così.

All’interno della fiera ho imparato finalmente a fare il tiramisù, ho raccolto un po’ di biglietti da visita per ExPi ( cosa?? Non sai cosa sia?? Vabbè.. ti perdono solo perchè siamo agli inizi, però guarda qui!) di gente che importa enogastronomia italiana ed ho incontrato due tour operator interessate a vendere pacchetti viaggio in Piemonte.
Tutto molto molto interessante, soprattutto la ricetta del tiramisù :p

VinItalia

Il pranzo non poteva che essere in un locale italiano, nel quartiere italiano di Melbourne: Carlton.
Incredibile vedere la quantità, la qualità e la dimensione dei ristoranti italiani, soprattutto pensando che molti di questi sono nati da persone che 50 anni fa hanno lasciato il Belpaese con due valigie e qualche soldo in tasca.

Italiani brava gente, quando vuole.

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