Domande dai blogger

1) La concomitanza di Elezioni Regionali ed Europee ci portano a riflettere sui grandi temi di interesse internazionale che si ripercuotono a livello locale, come l’Europa e la moneta unica, l’immigrazione, la TAV e la parificazione dei diritti delle coppie di fatto. Quel è la tua “visione piemontese” di questi temi globali?

Nicolo: dobbiamo intendere questi grandi temi come opportunità irrinunciabili. In Europa scontiamo una profonda crisi istituzionale, esasperatasi nel quinquennio di euro-crisi. Unità politica e più integrazione a tutti i livelli inseguendo un’altra Europa, più coesa, più solidale e più umana, capace di riconciliarsi con i suoi cittadini disoccupati, provati e disillusi, quando non dichiaratamente scettici o ostili devono essere i nostri obiettivi.Il nostro ruolo in Europa non deve solo essere legato alle esigenze economiche, ma anche al ruolo attivo di paese che, per posizione geografica, tradizione e capacità, deve guidare il dibattito assieme ad altri paesi del bacino del mediterraneo contro le forze estremiste e regressive (vedi i recenti risultati elettorali in Francia, ad esempio). Sull’Euro userei le parole di Tito Boeri: la moneta è il termometro, misura la febbre ma non ne è la causa. L’errore commesso è stato quello di costruire un sistema monetario senza un sistema di controllo e azione politico intorno. Questa è la sfida, più Europa e più politica. E vale anche per il Piemonte, regione di confine e come tale cerniera tra culture e popoli, da sempre. L’Europa è la nostra prospettiva, politica ed economica.

La questione Tav si poteva e si doveva gestire meglio quest’opera nella sua fase di progettazione, facendone un’opera condivisa. E che abbia criticità è  innegabile. Vero è che il futuro del trasporto merci non può più essere la gomma, non solo. Dobbiamo avere infrastrutture ferroviarie moderne.

Per quanto riguarda i diritti, la parificazione è l’obiettivo verso cui tendere, senza ambiguità. E’ un compito che spetta a Parlamento e Governo nazionali in massima parte, ma la Regione così come i comuni può fare la sua parte almeno per quanto riguarda i servizi da essa erogati. Siamo una società disgregata, diseguale, disarmonica, e non possiamo negare la presenza di un conflitto dispari e aver perso il significato delle parole che dovrebbero appartenere al nostro DNA. Uguaglianza. Comunità. Diritti. Laicità. Sì ad una legge che riconosca le coppie di fatto, si ad una legge che lasci la libertà a chi si ama di decidere della propria vita, sì  matrimonio per chi lo vuole.  Immigrati, non si ferma, per legge, il bisogno degli esseri umani a muoversi nel mondo, non si possono negare aiuti, accoglienza per  chi scappa da guerre e carestie. L’immigrazione deve essere accolta, supportata, regolamentata.  Dobbiamo varare leggi in italia in cui diventi cittadino un bambino nato in Italia, un bambino che ha frequentato le scuole nel nostro paese Un uomo o una donna che hanno scelto di stare in italia, lavorano qui e contribuiscono alla ricchezza del paese. La civiltà di un popolo si misura sui diritti e noi dobbiamo fare molta strada.

2) Il Piemonte è ricchissimo di territori che nel passato sono stati trainanti per il resto della Regione (pensiamo al settore eno-grastronomico delle Langhe, al tessile biellese, al polo informatico canavese), ma che ora, a causa di una competizione sempre più globale, rischiano di cedere definitivamente il passo ad altri attori. Come pensate di favorire la rinascita economica di questi poli? Quali infrastrutture, fisiche e non, pensate sia fondamentale offrire alle PMI del territorio, affinché queste riescano a tornare competitive anche sulla scena internazionale?

Nicolo: a questo settore e ai distretti non servono infratrutture o investimenti a pioggia, tantomeno nuovi poli o nuovi “parchi tecnologici” che diventino cattedrali nel deserto. Serve la banda larga, il wi-fi, incentivi al lavoro in rete. Strumenti come le reti d’impresa, il concetto di “cluster”, ampiamente sottoutilizzati nella nostra regione e nella maggior parte dei nostri distretti produttivi, turistici e culturali. il concetto stesso di distretto va ripensato in chiave europea, come minimo. E’ molto più proficuo per un impresa in un certo settore, costruire una rete con altre nel continente. Il Piemonte é stato lasciato solo in questa legislatura rubata alla legittima vincitrice Bresso. Chiediamoci cosa vuol essere il nostro territorio tra cinque anni. Costruiamo insieme un progetto. Non è quello che è accaduto in questi ultimi anni, caratterizzati dalla crisi, anche per responsabilità di un’amministrazione rinunciataria. Per questo serve una svolta. Il centro destra diceva di voler cambiare il Piemonte lo ha fatto in peggio. Molti sono stati i settori che non sono riusciti ad espandersi, anzi, hanno subito pesanti perdite. Occorre tracciare una linea, portare avanti uno sforzo strategico. Devono tornare a essere priorità i Servizi sociali, solidarietà e integrazione. Occorre investire di più. I progetti europei sono strategici. Le uniche risorse fresche, non possiamo permetterci di disperderli e sprecarle. Le risorse non arriveranno automaticamente. Serve dimostrare capacità amministrativa e il saper individuare una specializzazione intelligente. Sostenibilità ambientale. No un pezzettino a ogni territorio ma un progetto comune. Fare sistema. Fare insieme il salto di qualità.

3) A livello regionale uno degli aspetti amministrativi più importanti riguarda il settore sanitario. Pensate che i due precedenti Governi regionali, Bresso e Cota per intenderci, abbiamo amministrato in maniera efficace questo settore? Quali sono i punti su cui si può migliorare?

Nicolo: l’amministrazione Cota ha distrutto la sanità gestita con incompetenza e approssimazione. Hanno cambiato in continuazione progetti e assessori. Nessuna strategia o visione di lungo periodo. Quattro anni persi, nessuna economia sugli acquisti, bandi rimasti fermi, soldi sprecati. Nessun investimento sulla formazione.
La giunta Bresso aveva portato la sanità ad un buon livello, erano chiare le competenze, i presidi, le territorialità, il clima interno era di fiducia.Ora bisogna riprogettare, infondere nuova fiducia negli operatori del settore che sono la linfa vitale , trovare nuove energie , anche economiche per far ripartire il settore.
Noi a Biella abbiamo una grande opportunità che è il nuovo ospedale e su questo dobbiamo essere determinati e far sentire la nostra voce e su questo Chiamparino è stato molto chiaro sottolineando  l’importanza di valorizzare i presidi innovativi. Biella, dunque, ha buone ragioni di credere che il suo nuovo ospedale smetterà finalmente di essere un problema come è stato per la Giunta Cota.

4) Per quanto riguarda il turismo arrivano buona notizie in termini di numeri dalla città di Torino che sembra far finalmente capolino in questo settore. Il Piemonte però non si è mai distinto per essere riuscito ad attirare le grandi folle. Credete che il turismo possa essere una risorsa su cui investire? Quali sarebbero le vostre proposte a riguardo?

Nicolo: se per Chiamparino il Piemonte potrebbe essere pari o meglio della Borgogna, è perché questa potenzialità la nostra regione ce l’ha. Torino ha beneficiato di un cambio di filosofia e di una dose massiccia di investimenti nel settore turistico e culturale, necessari per ripensare una città in forte crisi post-industriale. Ci sono altri distretti che, se spinti a lavorare in rete e con piani di sviluppo e tutela del paesaggio/territorio seri, possono fare altrettanto. Il biellese è uno di questi.

 

Domande dai social

5) Chiamparino è passato da Sindaco a Presidente Compagnia di San Paolo a Candidato Presidente Regione Piemonte senza soluzione di continuità. Si fa un gran parlare di conflitto d’interessi, ma qui la vicinanza tra potere politico e principale gruppo bancario cittadino sembra lampante.  Cosa ne pensi di questa commistione eccessiva coi poteri forti? Per quale motivo dovrei votare Chiamparino se i miei interessi non coincidono con quelli dei poteri forti stessi?

Nicolo: in realtà la soluzione di continuità c’è stata. Perchè gli incarichi sono per statuto incompatibili, tanto che Chiamparino non ha nemmeno rinnovato la tessera del proprio partito durante il mandato in Compagnia. Vero è che la commistione tra poteri esiste, non solo in Piemonte, e mina la credibilità del sistema politico ed economico. Chiamparino ha amministrato bene , ha dimostrato negli anni le sue capacità , la sua correttezza.

6) Il Piemonte vanta un centro informatico come il CSI, autentico fiore all’occhiello del settore pubblico in alcuni ambiti tecnologici. La Giunta Cota sembra aver puntato a mantenere il malato in stato vegetativo più che ad un suo rilancio: qual è la vostra idea riguardo l’informatizzazione della Regione? Si rilancia il pubblico, magari stanziando nuovi fondi, o ci si affida completamente al Privato?

Nicolo: la gestione  del CSI è stato quanto di più clientelare la giunta Cota abbia prodotto in questi cinque anni. Quando il pubblico possiede gioielli come questi, non vedo perchè smantellarli, svenderli ai privati o peggio farli vivacchiare regalando qualche poltrona. Serve un rilancio, che per carità non esclude la collaborazione con il settore privato. Ma il CSI ha le potenzialità per tornare ad essere un fiore all’occhiello del settore pubblico in un campo di avanguardia.

7) Fino a ieri Greganti sedeva in prima fila per la presentazione ufficiale della candidatura di Sergio Chiamparino. Accanto a lui c’è Giusy La Ganga, oggi consigliere di maggioranza a Torino, ma anche Giancarlo Quagliotti, condannato nel 1997 per il caso di tangenti Fiat al Pci e oggi vice segretario regionale Pd. Aggiungiamoci anche Sasà Gallo, signore delle tessere, raddoppiate in un anno, e “corrente autostradale” dei democratici. Non pensate che il PD proprio sulla questione morale dovrebbe dare un segnale più forte?

Nicolo: senza dubbio. Aldilà dei nomi e cognomi o dei singoli casi, la questione morale è più ampia e ci deve coinvolgere tutti. Spesso l’opportunità etica e politica è più esigente e stringente della norma di legge, perlomeno agli occhi dei cittadini.

 8) Chiamparino creò con le sue politiche un buco da quattro miliardi in Comune che costrinse il suo successore ad uscire dal patto di stabilità. In caso di vittoria ora  Chiamparino erediterà i conti dissestati della Regione Piemonte, arrivati a 11 miliardi. Per quale motivo un cittadino dovrebbe essere spinto a pensare che sia proprio lui l’uomo giusto per il risanamento?

Nicolo: Chiamparino ha fatto investimenti per cambiare e migliorare la città non ha sperperato per sé. Bisogna distinguere. Chiediamoci per quale motivo Torino ha fatto quei debiti e quale ritorno ne ha avuto la città negli ultimi 10 anni. Il problema non è (solo) l’indebitamento, è la sua sostenibilità nel tempo, la possibilità di gestirlo e ripianarlo, oltre a quel che si è realizzato. Vale per Torino, che con quegli investimenti ha cambiato volto durante le Olimpiadi del 2006 e ne beneficia ancora oggi in termini di turismo e servizi. Vale per il comune di qualche migliaio di abitanti che davanti alla scelta se far fallire un’impresa che sta realizzando una casa di riposo utile alla comunità non pagandola, o pagarla e uscire dal patto di stabilità, sceglie quest’ultima strada. Che ha come consegueze dirette un dimagrimento degli stipendi di giunta, il blocco delle assunzioni (che c’è già di fatto) e poco altro.

9) In Sala Rossa a Torino è passata una mozione a nome Marrone (FdI), grazie ad un paio di astenuti del PD, per lo sgombero dei centri sociali e vendita degli immobili. Gariglio, Segretario Regionale PD, ha affermato che i centri sociali vanno chiusi. E’ questa la reazione del PD di fronte all’emergenza sociale?

Nicolo: Torino è un contesto caldo, esasperato per motivi che ormai vanno aldilà delle questioni sul tappeto (la TAV, l’emergenza casa). Il rispetto della legalità e la condanna dei gesti violenti, come quelli contro le sedi del PD, non devono però condurre a svolte eccessivamente autoritarie. Cercare ostinatamente il dialogo di solito è la strada migliore. La più difficile, ma la più proficua.

10) I sondaggi sembrano indicare M5S come possibile primo partito tra le fasce povere. soprattutto nella città di Torino. La distanza tra l’establishment progressista e gli esclusi è emersa anche nel “periodo-forconi”, per quanto poi la protesta assumesse modalità e colori diversi e distanti. Non credi che il campanello d’allarme per il PD stia suonando da parecchio? Quando si pensa di colmare la distanza tra il Partito e gli strati più poveri e popolari della popolazione?

L’esasperazione spinge agli estremi e riduce la voglia di dialogare ed ascoltare. Questo dovrebbe spingere chi si definisce progressista, di sinistra (e il PD lo è) ad avvicinarsi a queste esasperazioni con soluzioni concrete in una mano e umiltà nell’ascoltarle dall’altra. Respingendo ogni estremismo che cerchi di infiltrarsi e strumentalizzare il disagio.

 Torna alla pagina con tutte le altre interviste.

Share Button