Risposta alla lettera di Andrea Panataro

Aprire facebook e trovarsi una lettera del genere, innanzi tutto mi disgusta un po’, e in seconda battuta crea in me una serie abbastanza fitta di interrogativi:

– mi chiedo, per prima cosa, come sia la coscienza del direttore di questo giornale che, per attirare un po’ di click al proprio sito pubblica una lettera totalmente infondata (il perchè lo scoprirete nella seconda parte dell’articolo) con chiaro sottofondo xenofobo, senza prima verificare minimamente le cose scritte;
– mi chiedo se chi ha scritto la lettera si renda conto che definire “villaggio africano” un paese in cui ci sono 40 persone su 2850 abitanti ( 1,4 % della popolazione nel caso di Occhieppo) sia una menzogna, senza se e senza ma;
– mi chiedo se a chi ha scritto la lettera, sia venuto in mente che i mega (?) cellulari di cui parla, siano stati DONATI da persone con un po’ più di umanità di lui. Donati tra l’altro ad associazioni che si occupano poi di ridistribuire tali beni a chi ha più bisogno in quel momento. Non di certo in modo casuale.
– mi chiedo se chi condivide tale lettera scrivendo parole come “invasione”, “stessero a casa loro” e robe simili, si sia mai fermato un attimo a parlare con giusto un paio di rifugiati per toccare con mano le loro storie agghiaccianti (e sottolineo il termine agghiacciante) e per capire che la loro è stata una scelta a dir poco forzata e assolutamente inevitabile per poter tentare di sopravvivere.
– mi chiedo se chi continua ad accostare la cura del rifugiato alla cura dei disoccupati italiani, si renda conto che le associazioni e le cooperative che si occupano dei primi, sono le stesse ( le STESSE!) che si prendono cura anche delle famiglie italiane disagiate, dei pensionati e di tutti coloro che hanno bisogno di una mano. Senza distinzione di sesso, di razza, di età o cittadinanza.
– mi chiedo se ci si renda conto che grazie a strutture come quelle di Pollone o Occhieppo, risulta poi molto più facile evitare eventuali problemi dovuti alla non integrazione.
– mi chiedo se ci si renda conto che dire “se ti stanno tanto simpatici gli extracomunitari, perchè non te ne prendi a casa uno?” sia allo stesso livello di furbizia della richiesta “se ti stanno tanto a cuore i disoccupati, perchè non ti licenzi così crei un posto di lavoro?”. Bastano gesti molto più piccoli e meno eclatanti per aiutare persone in difficoltà. Anzi, a volte basta informarsi ed evitare di scrivere assurdità.
– mi chiedo se, prima di sparare certe cose, ci si sia mai chiesto se economicamente l’immigrazione sia una risorsa o meno. La risposta la potete trovare qui e vi posso anticipare che vi potrebbe stupire.
– mi chiedo se ci si renda conto che noi parliamo di crisi digitandolo su un Iphone, collegati ad una rete wireless, sotto un tetto che non rischia di essere bombardato. Essere grati di essere nati in Italia, farsi il culo per arrivare a fine mese senza dare la colpa a chicchessia (una volta erano i terroni, poi gli albanesi, ora gli africani e l’euro) è chiedere troppo?

Vi consiglio inoltre caldamente la lettura delle righe che seguono, scritte da Marco Vitale, operatore del consorzio Filo da tessere, impegnato da anni nella accoglienza:
“ad Occhieppo i Richiedenti Asilo ospitati stanno rimettendo a posto la struttura, almeno esternamente, nel giardino, perché era una casa di riposo abbandonata da 9 anni. Purtroppo la condizione di richiedenti asilo non permette (perché la legge dice così) di lavorare regolarmente nei primi 6 mesi. Detto ciò tutti i ragazzi ospitati stanno frequentando (OGNI GIORNO) il corso di italiano fatto dai volontari, hanno aiutato nelle attività del Centro estivo del Paese (con rimandi molto positivi), sono inseriti nel progetto degli orti cittadini (sempre di Occhieppo), cosa per cui non prendono una lira nè tantomeno le cose prodotte.
A Pollone (le persone ospitate sono lì da un mese) inizieranno in questi giorni a lavorare per il Paese, in accordo con l’Amministrazione, in lavori di manutenzione e pulizia, anche perché pollone non ha i cantonieri. Tutte le attività sono in accordo con l’Amministrazione. Nella casa che li ospita c’è un pezzo di terreno (prima completamente abbandonato) che è stato risistemato, in cui i ragazzi stanno coltivando frutta e verdura che verranno donate ( gratuitamente) ai vicini di casa e agli abitanti del Paese. Proprio con l’idea che sia una RESTITUZIONE e RINGRAZIAMENTO dell’ospitalità. Anche questa è un’idea dei ragazzi in accordo con gli operatori che ci lavorano e l’Amministrazione.
Infine i 35 (TRENTACINQUE EURO) al giorno comprendono gli affitti delle strutture (che rimangono quindi sul territorio) i pasti, che rimangono quindi sul territorio all’azienda che fa i pasti, il personale che ci lavora, quindi rimangono sul territorio, più 2,5 euro al giorno per persona di pocket money che serve per piccole spese personali (schede telefoniche o altro).
Smettiamola con queste falsità. Non sono 47, 45, 50….35 euro al giorno di cui il 95 % rimane sul territorio.
Prima di sparare titoli a caso, credo si debba avere l’umiltà di CONOSCERE, al di là di cosa si crede”

Luca Murta e Marco Vitale

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)