Day 3-4-5: "Sui canali di Stoccolma"

Un viaggio in treno di più di 700 Km separa la nostra prima, dalla nostra seconda ed ultima tappa.
Alberi, laghi, alberi e ancora laghi si alternano per tutte le 5 ore di viaggio, intervallati solo da qualche piccolo centro cittadino svedese e da qualche tipica fattoria in color amaranto.

Arrivati a Stoccolma, l’impatto è quello di essere giunti in una città ben più metropolitana rispetto alla accogliente Copenaghen: la zona della stazione è infatti caratterizzata da moderni palazzi in vetro ed acciaio, con grosse strade a quattro corsie che la costeggiano. A disturbare un po’ lo sguardo sono i cantieri che spuntano ad ogni angolo.
Il tassista ci dice che aprire i cantieri è una misura anti-crisi del Comune che già nel 2008 aveva avviato dei lavori straordinari per fornire lavoro a più gente possibile. In ogni caso le strade che contornano il centro cittadino, sono in totale rifacimento.

Per entrare subito nell’atmosfera svedese chiediamo informazioni su qualche ristorante non turistico, dove si possano assaggiare piatti tipici.
Ci viene indicata la zona di Nytorget che altro non è che una piazzetta con un parco centrale, contornata da ristorantini dall’aspetto veramente accogliente.
La mia scelta ricade sulla omelette con salmone e formaggio caprino.

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Il secondo giorno inizia sotto la pioggia, il che ci spinge ad optare per una mattinata al chiuso. Precisamente nei musei.
Stoccolma è costruita su 14 isole di dimensione eterogenea. L’isola di Djurgarden è dedicata solamente ai musei.
Entriamo al “Vasamuseet” dove dicono ci sia il vascello da guerra originale, meglio conservato della storia. E in effetti è così!

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Trecentotrentatre anni sul fondo del mare a largo di Stoccolma, per essere riesumato solo negli anni ’50, il Vasa rappresenta veramente uno spaccato di storia incredibile.
Dopo essere affondato il giorno della sua inaugurazione il 10 agosto 1628, l’immenso vascello ha conservato al suo interno la maggior parte degli oggetti che la flotta aveva portato a bordo, restituendocele in uno stato di conservazione inimmaginabile. Monete, stoviglie, vestiti, strumenti, armi. Il tutto riproposto dal museo in maniera impeccabile ed appassionante, tanto da farvi sembrare di passare un paio d’ore 400 addietro.

Usciamo. Cala la pioggia e Stoccolma si tinge di azzurro.

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Le vie di Gamla Stan, l’isola centrale, sono un misto tra le viuzze di un paesino del nord Europa e quelle di una capitale storica europea. Si passa infatti da piccolissimi viottoli larghi poco più di un metro ed illuminati con lampioni molto retrò, all’imponenza del Palazzo Reale e dei Palazzi governativi circostanti. Il tutto nel giro di 100 metri.
Casualità vuole che proprio mentre siamo davanti al Palazzo di Corte, la famiglia reale sia di passaggio.
Un saluto veloce alla Principessa Victoria e via.

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Girare per Stoccolma è davvero facile. Si può scegliere tra: metro (chiamata tunnelbana, che a me provoca sorrisi ogni volta), tram, bus, battelli e treni elettrificati. Tutti utilizzabili a piacere con l’abbonamento quotidiano.
Sfruttiamo quindi l’occasione per vedere anche i quartieri meno centrali.

Due in particolare sono degni di nota.
Nella zona più a sud sorge un quartiere residenziale chiamato “città sostenibile”. Le case sono modernissime, al massimo di tre piani, il verde è ovunque e per trovare le macchine bisogna cercarle. C’è un silenzio incredibile infatti e passeggiare è davvero un piacere.

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In un parco pieno di saliscendi incontriamo una scolaresca elementare che probabilmente sta svolgendo l’ora di educazione fisica. Bambini di 7-8 anni che scorrazzano liberamente in un parco pubblico, in maniche corte e con 15° al massimo. Di maestre o di nonne che rincorrono i nipoti per metterli il golfino, nemmeno l’ombra.

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La seconda zona non centrale degna di nota, è quella del Politecnico.
Il campus è un vero gioiellino in mattoni, contornato da verde e da piste ciclabili.
Se vi manca l’aria universitaria, dovete farci un salto.

 

 

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Chi viaggia con me, sa che c’è un appuntamento fisso: il tramonto.
E’ il momento migliore per fare foto e non è perdibile se non per pochissimi motivi al mondo.
Per l’occasione scelgo il punto più alto della città, ossia la torre Kaknastornet da cui si domina l’intera città, gustandosi un caffè.

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Il tramonto viene purtroppo rovinato dalla foschia che copre parte della città di Stoccolma. In ogni caso la vista rimane invidiabile.

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I tre splendidi giorni a Stoccolma stanno per concludersi e non c’è miglior lieto fine di una cena nel locale più tipico dalla città.
A Gamla Stan sorge infatti l’Aifur, un ristorante in cui i camerieri sono vestiti come i vichinghi, i tavoli sono in legno e condivisi con gli altri commensali, le forchette sono degli spuntoni a due punte e i piatti, ovviamente, sono come tradizione comanda.
L’atmosfera è già di per sè incredibile, ma dopo pochi minuti che siamo seduti, una ragazza dai capelli viola inizia a suonare e cantare canzoni vichinghe, con uno strumento mai visto prima. E’ la ciliegina sulla torta.

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Uno squillo di corno interrompe le chiacchiere da cena e le canzoni. Il cameriere deve infatti annunciare due nuovi commensali: “Ladies and Gentlemen, I would like to introduce … and …, from …”. E via di applausi scroscianti da parte di tutti per dare il benvenuto ai nuovi arrivati.

Se capitate a Stoccolma e dovete cenare, sapete dove andare.
L’unico difetto dell’Aifur è che purtroppo chiude già alle 22.30, ma forse non è così male.
La sveglia di domani è puntata alle 5.00

Si torna in Italia. Vacanze finite, ma in testa, come sempre, ci sono già altri viaggi!

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