Lampedusa
La tragedia di Lampedusa mi ha abbastanza infervorato. Non solo per l’ennesima strage in sè ( sono ormai quasi 25000 le vittime nel Mediterraneo e quasi 7000 sono nelle acque della Sicilia), ma soprattutto per l’ignoranza che ci ronza attorno.
Parto da due articoli di giornale: il primo è a firma di Camillo Langone (qui ), colui che sosteneva brillantemente che il crollo demografico fosse causato dalla troppa cultura delle donne. Incommentabile.
Il secondo è un articolo de “La Repubblica” (qui )che cita le varie reazioni politiche al massacro di migranti. Come sempre c’è l’argutissima Lega Nord che condanna senza se e senza ma il duo Boldrini-Kyenge. E’ tutta colpa loro perchè “la loro scuola di pensiero ipocrita, che preferisce politiche buoniste alle azioni di supporto nei paesi del terzo mondo, ha portato a risultati drammatici come questi”.
Partendo dal presupposto che io non ho mai visto un video-messaggio pubblico in cui le due in questione si mettano ad incensare l’Italia con il losco scopo di attirare immigranti, la cosa più triste è pensare che ci sia gente che la pensa veramente così.
Me lo vedo il Capo di un villaggio africano in cui si fatica a trovare mezzo litro d’acqua, rivolgersi così ai propri villici: “Amisci! Io ieri sera visto puntata di Ballarò in differita su Rai Internascional e Boldrini dice che Italia è bella e non c’è crisi e chiede se andiamo a vivere là! Io vado amisci..Sciao!”. Grottesca quanto inverosimile come situazione, peccato che i leghisti suppongano che in grosso modo funzioni così.
Pochi parlano di come la Bossi-Fini sia un cane che si morde la coda in cui per avere un permesso di soggiorno, si debba avere un contratto lavorativo e per avere un contratto lavorativo si debba avere un permesso di soggiorno. Pochi, anzi nessuno, parla delle ripetute denunce internazionali da parte di Amnesty International nei confronti dei recenti trattati Italia-Libia. Tutti però tirano fuori i triti e ritriti luoghi comuni degli immigrati che arrivano per prenderci il lavoro e per non rispettare le leggi.
Punto uno: se hai paura che arrivi un ragazzo africano a rubarti il lavoro, probabilmente è perchè non ti sei dato tanto da fare. Sei nato in Italia, la tua lingua è quella che tutti parlano, hai studiato fino almeno a 18 anni e hai la possibilità di farlo anche successivamente poichè hai uno Stato che ti aiuta in caso di problemi economici, infine si spera che nella tua vita ti sia creato un bel giro di contatti utili al mondo lavorativo. Ecco.. Se il tuo terrore è che arrivi Mohamed e nel giro di due mesi diventi più appetibile di te sul mercato del lavoro, forse ti devi svegliare.
Punto due: è innegabile che ci sia una parte di clandestini che viva ai margini dell’illegalità, come per altro una grossa fetta di italiani. Le motivazioni sociologiche di ciò penso siano abbastanza complesse, ma alcuni punti sono sotto gli occhi di tutti.
Essere clandestini è un reato, ma il reato di clandestinità è uno dei più controversi e dibattuti poichè si tratta di un reato per essere un qualcosa e non per aver commesso qualcosa. Tra l’altro è servito a ben poco da quando è stato istituito.
Poi.. Spacciare è un reato e ci mancherebbe, peccato che gli spaccini magrebini non vendano la roba ai famigliari, ma bensì a noi italiani che poi ci lamentiamo se abbiamo gli spaccini sotto casa.
Infine se uno è uno stupratore, merita il peggio perchè è uno stupratore, non perchè è un rumeno stupratore. Nel 2013 sarebbe anche il caso di uscire dalle sempreverdi dicotomie rumeno= stupratore, prete= pedofilo, africano= vucumprà. Se andate all’estero ed il vostro interlocutore, appena scopre le vostre origini, tira fuori la frase “Ahhhhhh Italia! Pizza, mafia e mandolino” penserete che tale vostro interlocutore, sia abbastanza limitato. Giudicare una persona per quello che fa, non generalizzando su un popolo intero, potrebbe non essere così difficile.
Punto tre: viviamo in un Mondo globalizzato ed in ogni santissimo giorno della nostra vita, dal caffè alla mattina, al diamante che compriamo per la fidanzata, godiamo di questo fattore e ne traiamo benefici. Benefici però che molto spesso hanno costi sociali altissimi in Paesi del Terzo Mondo: sfruttamento del lavoro, neocolonialismo, inquinamento, sfruttamento delle materie prime in modo incontrollato non sono certo problematiche di un’epoca passata. Ed allora è un po’ troppo comodo godere solo dei vantaggi della globalizzazione. Troppo facile dire “vi aiutiamo a casa vostra” se poi a casa loro le poche ricchezze che hanno vengono sfruttate da noi e se invece casa loro non ha ricchezze, viene dimenticata da chiunque come se fosse in un altro pianeta.
Punto quattro: una volta il problema erano i terroni, poi gli albanesi ora i nord-africani. Non vi viene in mente che sia solo questione di tempo per integrarsi al meglio e che forse, invece di ostacolare l’integrazione, si debba incentivarla con investimenti anche economici? Chiedete alla famiglia Agnelli quante Panda avrebbe prodotto senza terroni immigrati a Torino.
Penso, in conclusione, che al posto di affermare che sono morti 300 clandestini, sarebbe più “carino” dire che sono morte 300 persone.