Politica sotto l’ombrellone: 5 domande sugli scenari futuri

Arriva l’estate e con lei arrivano le cosiddette letture da ombrellone, accezione che indica un tipo di letteratura leggera, talvolta frivola.
Noi però vogliamo essere in controtendenza e buttar giù qualche riga su ciò che potrebbe essere lo scenario politico di fine 2015 ed inizio 2016.

La politica interessa sempre a meno gente. Basta guardare i risultati delle elezioni del 31 maggio: affluenze che a fatica superano il 50% ed ancora in calo rispetto alle già non brillanti europee del 2014.
Non interessa per tanti motivi. Perchè fa schifo, si dice in giro.
Ma disinteressarsi alla politica perchè fa schifo è come non andare a buttare il cestino dell’umido perchè puzza troppo. Finchè la nostra pigrizia prevarrà sulla voglia di agire, la situazione non potrà che peggiorare.

Partiamo dalla testa. Il PD di cui Matteo Renzi è sia Segretario nazionale, che leader maximo politico, risulta una creatura sempre più sfilacciata, composta da anime sempre più in dissenso con il corpo centrale.

1) Quali sono gli spazi di manovra del Premier?
Le alternative sono due: attendere che qualcuno dall’interno spacchi definitivamente il partito, oppure anticipare questa mossa imponendola dall’alto, facendola quindi sua. In entrambi i casi è chiaro che Renzi, per non uscirne ridimensionato, dovrà essere abile a riversare la colpa di tale spaccatura definitiva sulle minoranze, facendole passare come la solita sinistra incapace di governare e di restare unita nel momento del bisogno.

Nel momento in cui tale spaccatura avverrà, il partito di Matteo Renzi (si chiamerà ancora PD?) sarà un partito di stampo centrista, aprendo degli scenari politici che in Italia mancavano da almeno 20 anni, creando grossi spostamenti di voti in tutta quell’area moderata, che dal Dopoguerra al 1994 ha deciso le sorti politiche dello stivale.
Paragonare la creatura di Renzi alla vecchia Democrazia Cristiana sarebbe pigro, ma le affinità sarebbero molteplici a partire dalle numerose correnti contrastanti che nonostante l’assenza di forze estreme, si troverebbero a convivere ancora nello stesso partito.

2) Quale spazio politico lascia a sinistra?

Alla sinistra di Renzi si sono già definite da mesi alcune posizioni interessanti.
Il problema che si pone ora e che si porrà nei prossimi mesi è quale possa essere il soggetto aggregante e se sia intenzione delle varie parti aggregarsi ( tema non del tutto scontato, anzi).
L’ostracismo nei confronti di Renzi ha unito varie personalità di sinistra nella battaglia contro il Premier, senza però far ancora emergere un leader di riferimento che sappia essere veramente un’alternativa.
Sel ha il merito di portare avanti da anni la propria battaglia politica in maniera coerente, ma ha il demerito di aver legato troppo i propri consensi alla figura di Nichi Vendola, senza trovarne un degno erede.
Landini, con Coalizione Sociale, sembra riuscire ad attirare consensi per le battaglie sociali che sta portando avanti, ma non sembra ancora in grado di trasformare tali consensi in voti veri e propri. Ad influenzare positivamente l’appoggio alle inizative di Landini, c’è stato sicuramente l’atteggiamento da vero rottamatore di Matteo Renzi nei confronti dei sindacati.
L’ultimo per creazione, ma non per importanza politica, è il neonato partito di Pippo Civati, colui che nelle primarie del 2013, da perfetto sconosciuto, divenne l’avversario numero uno di Renzi.
Il partito dal nome speranzoso, ma già criticato “è possibile”, sembra l’attore più credibile nel guazzabuglio della sinistra italiana.  Il difficile compito che spetta a Pippo Civati nei prossimi mesi sarà quello di essere il nuovo aggregatore di tutte le anime e le correnti progressiste di cui prima si parlava.
Il partito “è possibile” potrebbe anche essere il primo caso a cui alcuni esponenti di spicco del Movimento 5 Stelle non voltino le spalle, aprendo le porte per un dialogo.

3) Quale spazio politico si apre a destra?

La conseguenza più diretta agli spostamenti verso il centro di Renzi riguarda proprio il centro destra che attualmente sembra essere un esercito senza guida spirituale. Silvio Berlusconi sembra sempre di più la caricatura di se stesso e nonostante si danni ancora l’anima per mantenere unita Forza Italia, sta perdendo sempre più consensi e soprattutto l’appoggio dei suoi uomini fidati.
I milioni di voti moderati che hanno sostenuto Berlusconi negli ultimi vent’anni e che probabilmente ora fanno parte dell’astensionismo politico, sono voti che Renzi sa benissimo di poter e dover intercettare negli anni futuri.
Difficile pensare che i vecchi voti di Forza Italia possano spostarsi in massa su Matteo Salvini che risulta essere tutto fuorchè moderato e soprattutto senza una linea economica che sappia trascinare tutta la classe imprenditoriale italiana, come fece invece Berlusconi.
Il grande merito di Salvini è stato quello di trasformare il malessere del Paese nel fondamento della sua linea politica, sapendo ben comunicare il proprio pensiero ai ceti meno abbienti della società.
Il nuovo leader della Lega è ben conscio che per governare il Paese, si debba spostare la battaglia ideologica dai meridionali, oggi fonte insostituibile di voti, agli immigrati.
Bisogna ora vedere se basti postare foto di arancini su Facebook  per ricucire lo strappo con il sud del Paese o se invece la Lega rimarrà radicata solo dal Po in sù.
In ogni caso il peso politico di Salvini è enorme e va considerato soprattutto alla luce delle ultime consultazioni a livello regionale e locale.
Ncd e Fratelli d’Italia sono invece accomunati da una probabile triste prospettiva di voti, poichè risulterà improbo per loro riuscire a superare la soglia nazionale del 4% nelle consultazioni future.
La differenza tra i due partiti potrebbe essere la diaspora che avverrebbe nel caso ci fossero ulteriori perdite di consensi: non ci stupirebbe vedere qualche esponente di Ncd dentro al nuovo partito di Renzi, così come non ci stupirebbe vedere un’alleanza Salvini-Meloni.

4) Come potranno le amministrative del 2016 influenzare la politica nazionale?

Innanzi tutto bisogna presupporre che il Governo Renzi resista fino a questo appuntamento.
I punti più caldi li troviamo sicuramente a Milano e Torino, con Bologna a fare da tester per la nuova configurazione della sinistra italiana.

A Torino Fassino sembra poter fare il bello ed il cattivo tempo a proprio piacere. Nel caso si ricandidasse, potrebbe apparire scontata la sua vittoria. L’insidia principale non è però costituita da un degno rivale di centro destra, ma bensì l’incerta situazione della Regione Piemonte, in cui la sentenza del Tar sulle questioni delle firme false potrebbe portare l’apprezzato Chiamparino alle dimissioni. E’ possibile che sia lo stesso Chiamparino a volersi ricandidare, oppure potrebbe essere proprio Piero Fassino il prossimo candidato Governatore del Piemonte.
Suggestiva l’ipotesi di un ritorno di Chiamparino alla guida del Comune di Torino. Una vera e propria staffetta.

Milano rischia di essere un vero calderone politico.
Pisapia ha già dichiarato di non volersi ricandidare, nonostante un quinquiennio di discreta abilità amministrativa.
La Lega ha un anno per capire se con il nuovo Italicum possa sperare di vincere a livello nazionale, mettendo Matteo Salvini premier. In caso contrario potrebbe clamorosamente decidere di puntare tutto sul capoluogo lombardo, candidando proprio l’enfant prodige a nuovo Sindaco.
In tal caso in centro destra potrà muoversi in due modi: o convergendo su Salvini, oppure schierando anch’essa un uomo di caratura nazionale (Maurizio Lupi?).
La sinistra rischia seriamente di rimanere schiacciata da questi “giganti” di destra. Pippo Civati è milanese di nascita, ma appare improbabile una sua candidatura a Sindaco e se anche avvenisse, non troverebbe consenso da parte dei renziani.
Qui si apre un’altra tematica fondamentale: Matteo Renzi continuerà a disinteressarsi dei singoli territori, oppure inizierà a distribuire i suoi vassalli anche a livello locale?
Nelle ultime settimane, infine, sono iniziate a circolare delle suggestive candidature come quella di Corrado Passera (ex Ministro montiano) e Vittorio Sgarbi.
Ancora incerta la linea del 5 stelle.

Bologna infine sarà la cartina tornasole per comprendere le forze delle varie correnti di sinistra.
In una città in cui la destra sembra un piccolo partito di periferia, la gara principale si giocherà su uno scenario simile alle primarie di sinistra, in cui il nemico principale è in realtà un probabile ex compagno di partito.

5) Cosa ne sarà del Movimento 5 Stelle?

Il Movimento ha già dimostrato di saper sopravvivere anche senza i padri fondatori Grillo e Casaleggio.
Ciò ha dimostrato che molti consensi non sono stati guadagnati negli anni solo dal carisma dei leader, ma anche da ciò che il Movimento in sè ha rappresentato per la gente.
La vera sfida ora è ritrovare un leader affermato a livello nazionale e soprattutto continuare la trasformazione da partito di sola protesta, a partito che sappia innanzi tutto dialogare con le altre parti politiche ed eventualmente amministrare, come già sta avvenendo con alti e bassi in alcune città.

La Lega si è impossessata di una grossa fetta di voti derivanti dalla protesta popolare nuda e cruda, togliendo lo scettro di “partito della piazza”, al Movimento 5 Stelle. Difficilmente quindi rivedremo il vecchio partito di Grillo sopra il 25% a livello nazionale.
La strada della sopravvivenza resta perciò il dialogo e la collaborazione con altri parti politiche.
Per affinità di tematiche quali la legalità, la condivisione della politica coi cittadini o l’avversità nei confronti dell’attuale Premier, potrebbe essere preventivabile un aperto dialogo con “è possibile” di Pippo Civati, creando una collaborazione che potrebbe giovare da entrambe le parti.

@LucaMurta e Lorenzo Ceretto

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)