Quel black bloc di Acerbo (chi?)

Nei giorni scorsi ci siamo giustamente indignati per le immagini di Milano.
Qualche centinaio di animali vestiti di nero che hanno devastato la città con una violenza inaudita, sconsiderata e del tutto fuori luogo.
Auto di privati cittadini distrutte, muri imbrattati, vetrine di negozi polverizzate. Uno scempio a cui non vorremmo mai assistere.

Ci siamo poi posti il quesito su come sia possibile che 500 persone riescano a tenere sotto scacco una città come Milano, dopo che chiunque sapesse che in quei giorni ci sarebbero stati degli scontri. Com’è possibile che l’intelligence italiana non conosca per nome e cognome quei disadattati vestiti di nero? Com’è possibile che non si sia riusciti a prevenire tutto ciò? Com’è possibile che i fermi siano stati una decina su centinaia di persone? Quesiti che non avranno mai risposta certa e che hanno aumentato ancora di più la nostra indignazione. 

Un’indignazione trasversale, univoca ed accesa. Ci siamo uniti tutti nella lotta mediatica contro questi animali vestiti di nero, indifendibili, brutali ed impersonificati nel volto di quello studente di Lacchiarella, tanto ignorante quanto sbadato nel farsi intervistare a volto scoperto dalle telecamere. Lui è diventato il volto da combattere. Quello per cui ci si deve indignare, da cui ci si vuole distaccare. “Il male dell’Italia sono quelli come lui”, si dice in giro.

Tutto vero, però… Ci siamo forse troppo in fretta dimenticati di Antonio Acerbo.
Chi scusa? Appunto.

Antonio Acerbo, commissario Expo prima indagato e poi arrestato per aver pilotato gli appalti di progetti relativi all’Expo. Tanto per capire, La Repubblica scrive così su di lui: ” Acerbo in qualità di commissario delegato per le opere avrebbe fatto vincere nel luglio 2013 la gara per l’appalto sulle Vie d’acqua sud, del valore di 42,5 milioni di euro, a un’associazione temporanea di imprese capeggiata dalla Maltauro e in cui figurava anche la Tagliabue. In cambio suo figlio Livio avrebbe ottenuto nel 2012 un contratto fittizio di consulenza da 36mila euro dalla Maltauro“.
Un sistema definito “cupola degli appalti” dalla Procura di Milano in cui i giocatori sono stati imprenditori, politici (Rognoni, Greganti, Frigerio, Luigi Grillo i più gettonati) e tecnici dipendenti dell’Expo. Mazzette di 600-700 mila € che garantivano appalti dai 40 ai 60 milioni di €.
Quanti di noi conoscevano il nome di Acerbo? Quanti di noi hanno inveito contro di lui? Quanti di noi si sentono il nervoso addosso nel vedere la sua faccia? Pochi, troppo pochi. Eppure, a grandi linee, ha fatto gli stessi danni economici che hanno fatto i black bloc con la loro ignoranza. Forse molti di più.

Nei prossimi giorni quindi, passata la rabbia per le immagini delle macchine distrutte nelle vie di Milano, indignamoci un po’ anche contro gli Acerbo italiani. Quando leggiamo una notizia di tangenti, appalti truccati e gare d’asta guidate, non giriamo pagina.
Ricordiamo il nome sia di chi distrugge il Paese a colpi di mazza, sia di chi lo distrugge a colpi di tangenti.

Non possiamo più permetterci di avere la memoria corta.

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)