Riflessioni con mio nonno.

Mio nonno è un grande. Lo è perchè ovviamente è mio nonno, ma lo è anche in modo oggettivo. Giuro!
Non particolarmente estroverso, ma dal carattere forte, ha passato la vita a fare il Direttore in banca.
Avrà iniziato suppergiù quando aveva 24-25 anni, per uscire poi da questo infausto mondo 35 anni dopo.
Ben mi ricordo il suo standard di vita lavorativa: sveglia alle 6.30, pranzo mai a casa, rientro in famiglia mai prima delle 20.30, difficoltà a scollegare la testa in modo totale dal lavoro nei momenti in cui era con tutti noi, stress alto. 
Spinto dall’estremo altruismo per noi famigliari e dalla forza data dalla visione di un eldorado chiamato pensione fatta di famiglia, relax, sicurezza economica, viaggi e dormite al mattino, ha tirato avanti senza troppe lamentele fino a che, finalmente, è arrivato il suo ultimo giorno lavorativo. E adesso? ( scusa Renzi se te la rubo..)
Famiglia? Tutta, com’è normale, sparpagliata. Relax? Poco perchè sono subentrati altri problemi. Viaggi? Uguali a quelli fatti durante la vita lavorativa. Dormite al mattino? Dopo un mese ti stufano. Resta la sicurezza economica.
Avete mai sentito il detto: “non importa la meta, ciò che conta è il viaggio” oppure “L’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa… L’importante è quello che provi mentre corri.”.
Ecco. Oggi mentre mio nonno a tavola mi diceva “tu mi sa che in pensione non ci vai nemmeno”, mi sono venute entrambe in mente e forse per la prima volta, ne ho capito un po’ meglio il significato.

Io in pensione non ci andrò veramente mi sa.. machissenefrega! E’ e sarà sempre peggio. Inutile protestare, se viviamo fino a 90 anni il sistema provvidenziale non ha altre soluzioni.
Quindi che fare? Forse curare maggiormente il viaggio, senza fantasticare che questo potrebbe finire a 50 anni grazie a qualche cavillo burocratico, permettendoci di comprare una barca e girare il mondo quando siamo ancora nel pieno delle nostre forze. Utopia ormai.

Ciò che non è utopia invece è curare quotidianamente la nostra carriera, facendo si che il nostro lavoro diventi una cosa bella e stimolante della nostra vita, che la pensione a 70 anni non sia un macigno su di noi, ma una semplice e normale prassi, che la nostra bella realtà quotidiana, non venga inghiottita dallo stress lavorativo e così via.

Secondo me ci sono due modi perchè ciò avvenga: studiando e formandosi CONTINUAMENTE anche quando si pensa di essere già formati ( il detto “la cultura rende liberi” non è proprio casuale) e coltivando i propri hobbies ed i propri interessi fintantochè essi diventino un lavoro o una parte di esso.

Togliamoci dalla testa la parola pensione, togliamola dal dizionario. Dedichiamoci al presente e costruiamo il nostro percorso lavorativo nei dettagli, ammazzandoci di fatica dalle 7 del mattino alle 22 di sera, purchè tutte le nostre fatiche siano convogliate verso qualche che ci piace davvero fare.
Se ci riusciamo, quando il Ministro dell’economia di turno ci dirà che l’età pensionistica è ancora aumentata, faremo spallucce esclamando “Embeh?  io amo il mio lavoro!”

Share Button

Comments

comments

Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)