Nazionale U20

A lezioni di economia dall’U20

Ho sempre sostenuto che lo sport sia la miglior palestra di vita per ogni persona, a volte ancor più della scuola e di qualsiasi altra istituzione  dei giorni nostri.
Il sacrificio, il lavoro costante alla ricerca del miglioramento, lo spirito di squadra. Niente come lo sport, ti può insegnare questi e molti altri valori poi applicabili in qualsiasi altro ambito della nostra vita.

Sono appena terminati gli europei  under20 di pallacanestro, vinti da una strepitosa nazionale italiana che torna sul tetto d’Europa dopo ben 21 anni, mentre non più di due settimane fa è stato ufficializzato il passaggio di un altro giocatore italiano nell’NBA. Il quarto, record storico.
Tutto ciò in un periodo dove la parola crisi è diventata probabilmente più pronunciata della parola mamma.
Ma come possono essere interconnessi due aspetti così opposti come il successo dei giocatori italiani e la crisi economica più profonda dal dopoguerra ad oggi?

Il declino economico che stiamo vivendo deriva proprio da un periodo in cui si è vissuto ben al di sopra delle possibilità, con un indebitamento divenuto sempre più insostenibile. A ciò si è legato un consumismo folle e una globalizzazione forsennata che di fatto, hanno fatto perdere valore ai singoli prodotti ed in particolare a quelli nostrani. Compro, compro, compro. Che sia una baracca made in China non importa. Era scontata, quindi compro!
E nel basket? La stessa cosa. Squadre con budget milionari che facevano a gara a chi avesse più americani in roster, senza dimenticare lo slavo per far legna sotto canestro ed un tiratore dal mar Baltico.
E i nostri prodotti locali? In fondo alla panchina a guardare gli altri che giocano.

Poi “fortunatamente” la crisi. Ci si è accorti che 2mila miliardi di debito pubblico era un po’ troppo e che forse era meglio fare investimenti più oculati. Ci si è accorti che a fine mese sarebbe stato un problema aver comprato il 24° paio di scarpe col tacco alla fidanzata. Ci si è accorti che per l’americano non c’erano soldi, ma che forse qualche minuto in campo, il nostro giovane italiano, poteva farselo.
E allora succede non proprio per caso, che l’MVP della serie A sia l’italianissmo Gigi Datome, che il 19enne Imbrò giochi 20 minuti di media nella blasonata Virtus Bologna o che il coetaneo Laganà diventi il giocatore più coccolato dai tifosi di Biella. Tutto non proprio per caso, secondo me.

Ma la lezione di economia vera ce l’hanno data loro, la nazionale under20, servendoci su un piatto d’argento tutti gli ingredienti per superare questa crisi, come nemmeno Mario Monti in grande spolvero riuscirebbe a fare.
Lezione numero 1: lavorare e farsi il culo più degli avversari (o della concorrenza, se vogliamo metterla in termini più economici).
Lezione numero 2: creare un team coeso in cui tutti siano un pezzo importante, ma non indispensabile. In cui tutti siano responsabili del successo, ma in cui tutti sappiano prendersi le proprie responsabilità in caso di insuccesso, senza scaricare il barile al compagno più sfigato.
Lezione numero 3: la determinazione al raggiungimento dell’obiettivo comune.
Lezione numero 4: non conta l’età, ma la voglia.
Lezione numero 5: la più bella. Puntare sul made in Italy. Ma il made in Italy moderno e dei nostri giorni, non quello con accezione nazionalistica e campanilistica. Quello in cui due ragazzi color ebano sono i primi a cantare l’inno di Mameli ed i primi ad esultare per la vittoria ( con tecnico annesso). Quello in cui un polentone alza la coppa solo perchè ha dato il 100% insieme ad un terrone e ad un freddo friulano.

Solo così si torna ad essere l’ITALIA. Grazie ragazzi per avercelo ribadito. Chapeau!

 

 

Luca Murta

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)