Il punto sui Marò

La scorsa settimana mi sono  imbattuto in un articolo che parlava in modo abbastanza completo della vicenda dei due ormai famigerati Marò. Tale articolo ( qui il link ) mi sembrava, come detto, completo, a tratti oggettivo ( con tanto di link esterni a fonti autorevoli) e sicuramente propendente a giungere ad una conclusione abbastanza definita della vicenda. Questo giallo italo-indiano è però molto più intricato del previsto, per tre principali motivi:
1) ci sono ancora dubbi sull’esatta ricostruzione dei fatti.
2) ci sono dubbi su che posizione giuridica avessero i due Marò al momento dell’omicidio.
3) ci sono fortissimi dubbi su chi abbia la giurisdizione su tale caso. India? Italia? Corti internazionali?

Cercheremo, con l’aiuto di amici più esperti di me e siti più autorevoli di questo, di dare delle risposte a tutti questi quesiti. Un compito sicuramente non facile e non breve, ma che vale la pena fare.

1) Ricostruzione dei fatti.
Per cercare la massima oggettività possibile, attingo da tre fonti differenti.
Il Sole24Ore ha ricostruito la vicenda acquisendo centinaia di pagine di deposizioni, perizie e testimonianze di funzionari militari e civili italiani: “Sono le 15 del 15 febbraio 2012. La petroliera italiana Enrica Lexie è entrata in acque ritenute a rischio di pirateria. A bordo ci sono 34 persone, tra cui sei marò col compito di proteggere l’imbarcazione da possibili attacchi di pirati. [..] Alle 15,45 circa il comandante Carlo Noviello nota un puntino nello schermo radar. Guarda con il binocolo e a circa 2,8 miglia di distanza vede quella che sembra un’imbarcazione da pesca. Si scoprirà poi che si trattava della St Antony, un peschereccio con 11 indiani a bordo. [..] «Ho visto Latorre fare segnali luminosi mentre Girone monitorava il bersaglio con il binocolo. Quando le sue azioni non hanno prodotto risultati, Latorre mi ha ordinato di attivare il resto del nucleo. Ho usato la radio Vhf per chiamare gli altri e sono corso nella cabina a prendere le mie armi», si leggerà nella deposizione di un marò.[..] «L’equipaggio della St Antony era in navigazione da giorni e tutti, eccetto i pescatori Valentine Jelestine e Ajeesh Pink, stavano dormendo sul ponte. Jelastine era al timone», si legge nel Rapporto ad interim della polizia del Kerala.
«Girone identifica tramite binocolo, la presenza di persone armate a bordo del motopesca. In particolare si accorge che almeno due dei membri dell’equipaggio sono dotati di armamento a canna lunga portato a tracolla», riporta l'”Inchiesta Sommaria” condotta dall’ammiraglio Alessandro Piroli, capo del terzo reparto della Marina. [..]  «Ho immediatamente fatto suonare la sirena antinebbia», ha dichiarato il capitano della Lexie Umberto Vitelli. «Non sono stati suonati segnali d’allarme sonoro», lo ha smentito Kantamachu Thirumala Reo, marinaio indiano di guardia a bordo della petroliera. In caso di attacco di pirati le regole d’ingaggio le ha stabilite l’Organizzazione marittima internazionale: «I membri del nucleo di sicurezza devono essere pienamente consapevoli del fatto che la loro funzione primaria è la prevenzione di un arrembaggio, e che devono svolgere quella funzione usando la forza minima necessaria». «Latorre ha avvistato persone armate a bordo e ha sparato fuoco di avvertimento in acqua», continua il libro di bordo». «Il St Antony era a circa 250 metri dalla petroliera quando il suo proprietario, il signor Freddy, è stato svegliato dagli spari», si legge nel rapporto della polizia del Kerala. Che continua: «L’incidente è avvenuto in pieno giorno, quando i segnali luminosi non erano visibili dal peschereccio. La nave non è invece ricorsa ad altri metodi: non ha creato barriere d’acqua, né ha intrapreso manovre diversive…la petroliera poteva raggiungere i 18-20 nodi e il peschereccio non sarebbe stato in grado di raggiungerla, avendo una velocità massima di 10 nodi». [..] Dalla perizia balistica della polizia del Kerala risulta che due fucili Beretta hanno sparato un totale di 20 colpi. [..] Secondo la ricostruzione fatta dalle autorità indiane, “la nave aveva l’obbligo di riportare immediatamente il caso di pirateria alle autorità. Invece non ha adempito a questo compito. Non basta: la nave ha annunciato l’incidente all’armatore con un’email alle 19,17 (ora della nave), quindi solo dopo essere contattata dalla Guardia costiera Indiana alle 18,40. [..] Diversa la testimonianza del comandante Vitelli: «Ho mandato un’email al Centro di soccorso marittimo italiano alle 17,47 ora della nave». [..] le autorità del Kerala hanno fatto un encomiabile lavoro di verifica. Dopo aver contato, una per una, più di 10mila cartucce trovate a bordo della Lexie, hanno appurato che mancavano 20 proiettili di calibro 5,56 dai fucili mitragliatori Beretta in dotazione ai marò italiani. [..] A essere contestate dagli esperti italiani sono le conclusioni successive della perizia balistica. Gli indiani hanno infatti concluso che Jelastine e Pink sono stati uccisi da pallottole sparate da due fucili diversi. Non solo: che quei fucili non erano in dotazione ai marò accusati, Latorre e Girone, bensì a due loro commilitoni. [..] secondo gli esperti italiani ci sono motivi tecnici per confutare la volontarietà dell’atto. Le traiettorie dei colpi, oltre che le testimonianze, indicano infatti che la distanza tra i due mezzi era di almeno 200 metri. E poiché i fucili Beretta non erano dotati di canocchiali, vuol dire che i fucilieri non erano in grado di prendere la mira.”

Da tale ricostruzione de “il Sole24Ore” si può dedurre, sempre con il beneficio del dubbio, che tale omicidio sia effettivamente avvenuto, ma che non vi è certezza su chi abbia sparato i colpi e che non ci sia stata volontarietà nel gesto.

La seconda fonte a cui mi appoggio è un articolo che sul web ha spopolato e che da molti è ritenuto tra i più attendibili.
“E’ il 15 febbraio 2012 e la petroliera italiana Enrica Lexie viaggia al largo della costa del Kerala, India sud occidentale, in rotta verso l’Egitto. A bordo ci sono 34 persone, tra cui sei marò del Reggimento San Marco col compito di proteggere l’imbarcazione dagli assalti dei pirati, un rischio concreto lungo la rotta che passa per le acque della Somalia. Poco lontano, il peschereccio indiano St. Antony trasporta 11 persone.
Intorno alle 16:30 locali si verifica l’incidente: l’Enrica Lexie è convinta di essere sotto un attacco pirata, i marò sparano contro la St. Antony ed uccidono Ajesh Pinky (25 anni) e Selestian Valentine(45 anni), due membri dell’equipaggio.
La St. Antony riporta l’incidente alla guardia costiera del distretto di Kollam che subito contatta via radio l’Enrica Lexie, chiedendo se fosse stata coinvolta in un attacco pirata. Dall’Enrica Lexie confermano e viene chiesto loro di attraccare al porto di Kochi.
La Marina Italiana ordina ad Umberto Vitelli, capitano della Enrica Lexie, di non dirigersi verso il porto e di non far scendere a terra i militari italiani. Il capitano – che è un civile e risponde agli ordini dell’armatore, non dell’Esercito – asseconda invece le richieste delle autorità indiane.
La notte del 15 febbraio, sui corpi delle due vittime viene effettuata l’autopsia. Il 17 mattina vengono entrambi sepolti.
Il 19 febbraio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone vengono arrestati con l’accusa di omicidio. La Corte di Kollam dispone che i due militari siano tenuti in custodia presso una guesthouse della CISF (Central Industrial Security Force, il corpo di polizia indiano dedito alla protezione di infrastrutture industriali e potenziali obiettivi terroristici) invece che in un normale centro di detenzione.”

Infine cito come ultima fonte il report dei militari italiani, ritrovabile sul blog di Luigi Di Stefano, perito di parte civile che si prodiga per sostenere l’innocenza dei due Marò:

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Tale ricostruzione non include minimamente l’uccisione dei due pescatori.

Queste sono solo tre tra le innumerevoli fonti che ho consultato prima di scrivere questo articolo. Ciò che mi sento di dire è che la maggioranza di esse confermano l’evento che ha portato all’omicidio dei due pescatori indiani, mentre solo una piccolissima parte di esse si prodiga a sostenere la totale innocenza dei militari italiani. In loro appoggio va però detto che anche chi conferma l’avvenuto omicidio, ammette l’assoluta involontarietà di esso.

2) Chi erano e cosa facevano i due Marò?

I Marò erano due membri del Reggimento di San Marco ( ora “Brigata marina San Marco ), a bordo della nave Enrica Lexie con il compito di proteggerla da eventuali attacchi di pirati. Per capire perchè due militari fossero su una imbarcazione privata, bisogna dare una ripassata alla legge n. 130 del 2 Agosto 2011. Il decreto legge è di 18 pagine, qui sotto vi riporto solo la parte che a noi interessa.

Art. 5  Ulteriori misure di contrasto alla pirateria

1. Il Ministero della difesa, nell’ambito delle attivita’  internazionali di contrasto alla pirateria al fine di garantire la  liberta’ di navigazione del naviglio commerciale nazionale, puo’  stipulare con l’armatoria privata italiana e con altri soggetti  dotati di specifico potere di rappresentanza della citata categoria convenzioni per la protezione delle navi battenti bandiera italiana  in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di  pirateria individuati con decreto del Ministro della difesa, sentiti  il Ministro degli affari esteri e il Ministro delle infrastrutture e  dei trasporti, tenuto conto dei rapporti periodici dell’International  Maritime Organization (IMO), mediante l’imbarco, a richiesta e con  oneri a carico degli armatori, di Nuclei militari di protezione (NMP)  della Marina, che puo’ avvalersi anche di personale delle altre Forze  armate, e del relativo armamento previsto per l’espletamento del servizio.

Come evidenziato nella parte sottolineata, tale legge permette agli armatori di navi che transitano in acque a rischio pirateria, di assumere a proprie spese i Nuclei militari di protezione ( NMP).
I Marò erano quindi due militari momentaneamente impegnati in azioni difensive contro la pirateria, su un’imbarcazione privata ed a spese di un armatore privato. Questa particolare posizione complicherà ulteriormente il punto 3.

Un’altra domanda a cui dobbiamo rispondere è: in che posizione era l’Enrica Lexie al momento del misfatto?
Come riportato da più fonti e dallo stesso report redatto dai militari, l’imbarcazione si trovava a circa 20/21 miglia nautiche dalla costa. Tale dato diventa importante poichè il diritto marittimo internazionale, definisce la zona tra le 12 e le 24 miglia nautiche zona contigua. Tale zona si differenzia da quella entro le 12 miglia nautiche ( acque territoriali) per via della giurisdizione vigente su di essa, che appartiene allo Stato costiero solo per determinate fattispecie che approfondiremo nel punto 3.

Per ora abbiamo tentato di dare una risposta ai dubbi iniziali, riguardanti lo svolgimento dei fatti, la funzione dei Marò e la posizione dell’Enrica Lexie al momento dell’accaduto. Ora ci addentreremo nella parte più complicata ed irrisolta.

3) Da chi devono essere giudicati i Marò?

Parto subito da un presupposto abbastanza sconcertante: a questa domanda non c’è ancora una risposta definitiva e quando questa ci sarà, sarà comunque criticabile ed attaccabile dalla parte scontentata.

Per tentare di rispondere a questo quesito ( si lo so, ho appena detto che non c’è risposta definitiva, ma molte sono le teorie a riguardo), userò come fonte principale questo articolo dell’autorevole sito www.diritto.net ; In tale articolo viene preso in considerazione il Trattato di Montego Bay del 1982, voluto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare, firmato e ratificato sia dall’Italia che dall’India.

– L’articolo 111 paragrafo 1 della Convenzione di Montego Bay del 1982 enuncia che è consentito l’inseguimento di una nave straniera quando le competenti autorità dello Stato costiero abbiano fondati motivi di ritenere che essa abbia violato le leggi e i regolamenti dello Stato stesso. L’inseguimento deve iniziare quando la nave straniera o una delle sue lance si trova nelle acque interne, nelle acque arcipelagiche, nel mare territoriale, oppure nella zona contigua dello Stato che mette in atto l’inseguimento, e può continuare oltre il mare territoriale o la zona contigua solo se non e` interrotto
L’esatta locazione della petroliera italiana Enrica Lexie, al momento dell’inseguimento iniziato – se al di là del mare territoriale –, può essere considerato come un violare i diritti nella zona dell’alto mare, in cui la nave italiana si trovava in quel momento. Nonostante tutto, alcune cose possono essere evidenziate con certezza. Le autorità indiane non avevano alcun diritto di inseguire la nave Enrica Lexie, visto che i presunti atti di omicidio sono avvenuti oltre il loro mare territoriale e, quindi, in aree non soggette alla sovranità dello Stato indiano.
– la giurisdizione sul caso appartiene unicamente all’ordinamento giudiziario italiano, perché i fatti sono avvenuti in un’azione antipirateria, come pure quest’azione è stata compiuta in alto mare su una nave battente bandiera italiana e anche per il fatto che ne sono stati protagonisti militari italiani, organi ufficiali dello Stato italiano.
– L’articolo 287 dove al paragrafo 1 sottolinea che al momento della firma, della ratifica o dell’adesione alla presente convenzione o in un qualunque altro momento successivo, uno Stato e` libero di scegliere, mediante una dichiarazione scritta, uno o più dei seguenti mezzi per la soluzione delle controversie relative all’interpretazione o all’applicazione della presente convenzione: a) il Tribunale internazionale per il diritto del mare costituito conformemente all’Allegato VI; b) la Corte internazionale di giustizia; [..] Conseguentemente, in assenza di un accordo o di una dichiarazione, la controversia sull’applicazione e l’interpretazione dell’articolo 92 sarà soggetta solamente all’arbitrato, come sancito nell’Allegato VII della Convenzione di Montego Bay.
Le autorità italiane hanno presentato tale dichiarazione attestante la ragione che, in attuazione dell’articolo 287 della Convenzione di Montego Bay, per la soluzione della controversia concernente l’interpretazione o l’applicazione della Convenzione sul diritto del mare e dell’Accordo adottato nel mese di luglio del 1994 relativa all’attuazione della Parte XI, ha scelto sia la Corte Internazionale di Giustizia sia il Tribunale Internazionale del Mare, senza specificare la precedenza o dell’uno o dell’altro. [..] Le autorità indiane, al contrario, non hanno seguito quanto enunciato nell’articolo 287, cioè a dire aver deposto la dichiarazione, ma ha presentato una dichiarazione attenendosi all’articolo 36 paragrafo 2 dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia, in base al quale gli Stati aderenti al presente Statuto possono in ogni momento dichiarare di riconoscere come obbligatoria ipso facto e senza speciale convenzione, nei rapporti con qualsiasi altro Stato che accetti il medesimo obbligo, la giurisdizione della Corte su tutte le controversie giuridiche concernenti;
– i due marò appartengono alle forze militari dello Stato italiano e che la sua struttura legislativa a favore della sicurezza privata non è stata ancora concretizzata. In particolare, si pone in chiaro che sia l’ordinamento interno italiano sia le varie risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite prevedono l’impiego di guardie armate per respingere i pirati. Come agenti della politica nazionale ed internazionale, gli atti compiuti dalle forze militari italiane sarebbero attribuibili all’Italia e non individualmente ai militari. Ciò escluderebbe i due marò dall’essere processati e condannati in India. [..] un militare che agisce nell’esercizio delle proprie funzioni, e aldilà del territorio del Stato di appartenenza, non ne risponde in prima persona, ma la sua azione od omissione sarà imputata allo Stato di provenienza.

Da queste estrazioni fatte dall’articolo sopracitato, si può evincere che il diritto internazionale dovrebbe avvantaggiare la situazione dei due Marò italiani per 3 principali motivi:
a) India ed Italia hanno firmato l’accordo di Montego Bay del 1982;
b) l’omicidio sembra essere accaduto in una zona contigua e non in acque territoriali;
c) i Marò sono due militari ed in quanto tali possono avvalersi dell’immunità funzionale.

Le complicazioni però non sono poche. Tutt’altro. Innanzi tutto le autorità indiane continuano a sostenere che l’accaduto sia avvenuto in acque territoriali ( di giurisdizione dello Stato di Kerala) e non nella zona contigua ( che come detto subisce la giurisdizione dello Stato indiano SOLO per determinate fattispecie).
A seguire si pone il problema che chi viene ritenuto colpevole – i Marò – erano su un lembo di territorio italiano ( l’Enrica Lexie) mentre i pescatori uccisi su un lembo di territorio indiano ( il peschereccio).
Infine potrebbe non essere così pacifico il fatto che i Marò possano avvalersi dell’immunità funzionale, poichè sono sì militari, ma momentaneamente a spese di un armatore privato e non dello Stato italiano.

Se siete giunti fino a qui a leggere, vi sarete accorti quanto sia intricata e di difficile risoluzione questa faccenda.
Ciò che mi ha stimolato a scrivere questo articolo è stata la leggerezza con cui la questione viene trattata dalle persone e la strumentalizzazione attuata dalle parti politiche su di essa.
Di una cosa sono certo: la sicurezza con cui si sostiene una tesi o l’altra, è inversamente proporzionale a quanto si conosce la vicenda. In altre parole, più ci si addentra e più si approfondisce, più ci si accorge che non esiste una verità assoluta a riguardo. Diffidate da chi cerca di vendervela.

Ringrazio il mio ex compagno di studi Alessandro Boggio Togna ed il mio amico di infanzia Umberto Mangiardi ( @UMangiardi) per la preziosa collaborazione che mi hanno fornito.

Luca  ( @LucaMurta )

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Luca Murta G. Cardoso
luca.murta@gmail.com

Gioco a basket e sono appassionato di fotografia, viaggi e politica. Mi sono laureato in Economia indirizzo business management. A seguire ho eseguito un master in web marketing ed un corso in project management al Politecnico di Milano. Per sopravvivere, faccio quello che viene definito come "project manager" anche se è troppo altisonante come nome. In realtà mi diverto :)